Quanto vale una persona che non sia un vip, un calciatore, un divo di Hollywood, un Papa o uno chef in tv? Boh, dipende, chissà. Forse un portafoglio gonfio basta per qualche attestato di stima in più. Probabile. Ma più in generale c'è qualcuno che lavora per noi che ha già risposto al domandone. Niente che abbia a che fare col valore morale, per carità. Sono quelli di Facebook, la vetrina umana del nostro superfluo in diretta 24 ore. Ci hanno fatto capire che il bello che hai dentro non si vede se non lo pubblichi. Dunque, tutti a taggare; i social esistono per questo, per l'attestato di stima, per aumentare la cerchia. Ma ora i capoccioni tirano le somme. Perchè nella bacheca di Zuckerberg non siamo certo tutti uguali. C'è differenza (geografica) in termini di utenza, crescita e incassi. La domenica mattina cerchi su google «voli economici Thailandia» e il lunedì trovi su Facebook la pubblicità dell'infame ostello a Bangkok. Ecco, questo è il nostro valore in assoluto.
Premessa: Facebook non perde iscritti. Negli Stati Uniti (il mercato più saturo) gli utenti sono piatti (242 milioni attivi ogni mese). Dopo due periodi di calo, l'Europa cresce (+1,6%, a 381 milioni). Gli utenti dell'area Asia-Pacifico sono aumentati del 3,2% (947 milioni) e quelli del resto del mondo dell'1,8% (750 milioni). Dicevamo degli iscritti. Solo uno su dieci è nord-americano. Ma da Stati Uniti e Canada arriva ancora la metà del fatturato. Ecco allora un altro dato che ha sorpreso (in positivo) gli analisti. Nei mercati più maturi, dove non è più possibile guadagnare utenti ai ritmi di un tempo, Facebook sta passando all'incasso: nonostante un progresso dei profili risicato, nel trimestre il fatturato americano è aumentato del 26% e quello europeo del 36%. Ma quanto incassa in media Facebook da ciascun utente? Ecco il punto. Ogni iscritto vale 34,8 dollari in Nord America, poco meno di 11 in Europa, quasi 3 in Asia-Pacifico e 2 in Africa. In pratica noi italiani (uno su tre sta su Facebook) valiamo un terzo di un iscritto canadese. Spendiamo troppo poco? Ce ne aremo una ragione. E già che Facebook campa di pubblicità visto che è oltre il 98% del fatturato. Gli incassi dagli inserzionisti sono cresciuti del 30% nonostante il rischio che i guai di Menlo Park, alle prese con casi legati alla privacy e a un uso disinvolto dei dati, potessero spingere le aziende ad allontanarsi per non legare il proprio nome a quello di un social network discusso. Non è successo. Sul versante pubblicitario, Facebook ha sottolineato che il 93% degli incassi arriva da telefonia mobile. Era l'89% nel quarto trimestre 2017.
Come al solito, per il social network il numero di utenti vale quanto le cifre del conto economico. Perchè gli iscritti (o, meglio, la loro crescita) sono una componente essenziale della sostenibilità nel medio-lungo periodo. Non c'è stato un exploit, ma neppure un passo falso.
In linea con le attese degli analisti, gli utenti attivi ogni giorno sono 1,52 miliardi (il 9% in più anno su anno) e quelli che si connettono ogni mese sono 2,32 miliardi (sempre in aumento del 9%). Il reality a rete unificata può continuare ad andare in onda senza intoppi. I conti sono a posto, i post prolificano e l'utenza di espande. Però ora sappiamo di valere di meno, siamo di serie B.
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