Nessuna turbolenza sui mercati finanziari. All'alba delle elezioni in Francia, le Borse sembrerebbero essere quiete, ma lo scenario potrebbe cambiare da un momento all'altro. Il Cac di Parigi, principale indice della Borsa francese e osservato speciale nella giornata post elettorale, ha ieri chiuso appena negativo cedendo lo 0,2%. Dopo un buon inizio hanno ridotto i guadagni iniziali anche il Ftse Mib di Milano (+0,1%), rimasto positivo grazie al buon andamento del comparto bancario, e il Dax di Francoforte (+0,2%).
Mentre i gestori hanno trascorso l'ultima settimana a preoccuparsi di un governo dominato dalla destra lepenista in difficile coabitazione con il Presidente Macron, la vittoria della sinistra nei ballottaggi equivale a una nuova fase di incertezza. La situazione è instabile: in assenza di una credibile alleanza in grado di avvicinarsi ai 289 seggi necessari per la maggioranza in Parlamento, non ha tardato ad arrivare la sentenza di Standard and Poor's.
Secondo la società statunitense di rating, il governo che deriverà da queste elezioni «faticherà ad attuare misure politiche significative e dovrà affrontare il rischio persistente di un voto di sfiducia». La stessa S&P il 31 maggio, prima delle elezioni europee e di quelle francesi, declassava il rating dell'Esagono da AA ad AA-. Il medesimo trend è stato seguito anche dall'agenzia Fitch, che aveva infatti decretato il downgrade francese. Nello stesso periodo, invece, Moody's confermava al Belpaese il rating Baa3, premiando, in buona sostanza la stabilità del governo italiano e quindi la capacità di portare avanti la politica economica nel rispetto dei conti pubblici. Proprio quelle caratteristiche che adesso potrebbero venire meno in Francia. Per questo S&P ha ieri scritto che «i rating sovrani di sulla Francia verrebbero messi sotto pressione se la crescita economica fosse materialmente al di sotto delle previsioni per un periodo prolungato, o se la Francia non riuscisse a ridurre il suo ampio deficit di bilancio». Rischi rilanciati dell'esito delle urne. Che determinano una forte incertezza sui dettagli della strategia di politica economica e fiscale del prossimo governo.
Non resta che attendere il bilancio del 2025, che dovrebbe essere presentato al Parlamento transalpino all'inizio di ottobre.
Sarà cruciale per capire le intenzioni del nuovo esecutivo di ridurre gli ampi deficit di bilancio della Francia e di rispettare le regole fiscali dell'Ue. Tutto dipenderà da che tipo di governo si formerà, se e dopo che i partiti avranno trovato una maggioranza parlamentare.
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