Merz lancia la nuova coalizione. Agli Usa: "La Germania è tornata"

A Cdu e Spd 7 ministri, tre alla Csu. Stretta su immigrati e niente aumento delle tasse. Il futuro cancelliere: "Ultima chance contro l'Afd"

Merz lancia la nuova coalizione. Agli Usa: "La Germania è tornata"
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È partita la corsa contro il tempo di Friedrich Merz, presidente della Cdu e prossimo cancelliere tedesco. Ieri a Berlino, popolari e socialdemocratici hanno presentato l'accordo sul governo di Grande Coalizione assumendosi «responsabilità per la Germania» di fronte a «sfide storiche», come recita il testo dell'intesa. Secondo Merz, è «l'ultima possibilità» per evitare che il partito di estrema destra Afd arrivi al potere alle elezioni del 2029. Ora, l'alleanza nero-rossa, che al Bundestag ha solo 12 deputati in più della maggioranza, è determinata a risollevare la Germania dalla crisi generale in cui è arenata. Ripresa dell'economia in stagnazione, garanzia di sicurezza esterna e interna, fine della polarizzazione, contrasto efficace all'immigrazione illegale sono le sfide titaniche di Cdu, Csu e Spd.

La strada è in salita per la Germania di Merz, stretta tra l'impossibilità di fare affidamento sugli Usa dell'amministrazione Trump e l'aggressività della Russia. Allo stesso tempo, il futuro cancelliere fronteggia l'ascesa di Afd. Ieri, prima che Cdu, Csu e Spd presentassero il patto di governo, un sondaggio dava la formazione come primo partito al 25 per cento, in sorpasso sui popolari staccati di un punto mentre la Spd era stimata al 15 per cento. Afd miete consensi tra gli elettori di Cdu e Csu, che si sentono traditi da Merz perché ha ceduto alle richieste della Spd per formare l'esecutivo.

Il presidente della Cdu, che prometteva il «cambiamento della politica», ha ottenuto la stretta contro l'immigrazione illegale con il respingimento alle frontiere anche dei richiedenti asilo privi di documenti, ma ha dovuto arrendersi sulle spese per le politiche sociali. Inoltre, Merz è riuscito a evitare l'aumento delle tasse chiesto dalla Spd, ma non a far approvare l'obbligo del servizio militare, che resta volontario. Non è previsto il ritorno al nucleare. Tanti contestano l'indebitamento deciso per difesa, infrastrutture, protezione del clima. Secondo Alice Weidel di Afd, soltanto il suo partito può essere l'artefice del «vero cambiamento» e gli alleati della «Piccola Coalizione» sono «la solita storia». Tuttavia, Merz confida di portare la Germania fuori dalla «situazione difficile» in cui versa per renderla «migliore», anche a costo di «decisioni scomode», rafforzando il centro democratico e indebolendo Afd.

È dunque una sintesi faticosa tra posizioni spesso antitetiche che muoverà l'esecutivo nero-rosso. Un risultato che si rispecchia nella ripartizione dei ministeri, con sette sia alla Cdu sia alla Spd e tre alla Csu. Tra l'altro, i popolari ottengono Esteri, Interni, Economia ed Energia, mentre Finanze, Difesa, Lavoro e Affari sociali, Giustizia vanno alla Spd. I nomi dei ministri si sapranno dopo la ratifica dell'accordo di governo, che a fine aprile i popolari approveranno in congresso mentre dalla Spd verrà sottoposto al voto degli iscritti. Il traguardo è il 7 maggio, quando il presidente della Cdu dovrebbe giurare da cancelliere al Bundestag. I piani del nuovo esecutivo sono promossi dal presidente del Dgb, la confederazione sindacale tedesca, Yasmin Fahimi, che commenta: «Finalmente, ci sono chiare prospettive per l'occupazione e la crescita».

Intanto, Merz ha inviato un messaggio al presidente degli Usa Donald Trump: «La Germania è tornata in carreggiata», sostiene una «risposta europea» ai suoi dazi e vuole portare l'Ue

«in avanti». A cominciare dalla «modernizzazione» del vincolo di bilancio previsto dalla Costituzione tedesca che, da approvare già nel 2025, potrebbe preannunciare una modifica del Patto di stabilità e crescita dell'Ue.

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