Il governo è in bilico. E questa volta a farlo traballare è il Mes. O meglio, la sua riforma. Da diversi giorni ormai il Pd e il M5S si scornano su questo tema. Perché se il primo vuole approvare la riforma, il secondo non ne vuole sentire minimante parlare. Anzi, per una volta si appella alla Costituzione e parla di passaggio alle Camere.
Tutto ha inizio dopo le parole inaspettate di Beppe Grillo: "Il Mes? Uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile". Il comico invoca "una patrimoniale per i super ricchi". Il suo pensiero arriva a cinque giorni dalle comunicazioni del premier sulla riforma del fondo Salva Stati cui poi seguirà un voto su una risoluzione giallorossa che dovrebbe dare il via libera al Trattato. Dovrebbe, sottolineiamo. Perché se è vero che la maggioranza sui numeri è risicata, è anche vero che il governo non può permettersi di andare a elezioni. Ricordiamoci dello spettro del centrodestra.
In un clima particolarmente pesante, quindi, questa sera 150 parlamentari del MoVimento si sono riuniti per parlare della riforma in vista delle comunicazioni in Aula del premier Giuseppe Conte, in programma il prossimo 9 dicembre. La tensione è alle stelle e il capo politico dei 5S ha le idee piuttosto chiare. "Lo abbiamo detto in tutte le salse. Il Mes è uno strumento che non ci piace, obsoleto e potenzialmente dannoso e neanche la riforma è all'altezza di affrontare una situazione come quella del Covid. È uno strumento che però può essere attivato solo con il voto del Parlamento. E in questo Parlamento i numeri non ci sono e non ci saranno", avrebbe detto durante la riunione. E ancora: "La riforma del Mes non ci piace, certo, ma ho detto che non faremo ostruzionismo se tutti gli altri Paesi europei stanno andando in quella direzione" e sono quegli stessi Paesi europei con cui "ci troviamo a giocare una partita molto più complessa per il futuro dell'Ue, una partita per arrivare a una visione più ampia". "Con noi al governo il Mes non sarà mai attivato e domani saremo sempre in prima linea per non farlo attivare", ha sottolineato poi.
Vito Crimi, quindi, non intende abbassare la guardia e per lui il Mes non s'ha da fare. Nel corso dell'assemblea ci tiene anche a specificare che "il M5s ha scelto di essere critico su alcuni assetti dell'Europa ma non antieuropeista". Poco importa se questo significa mettere in crisi il governo. E non è azzardata la parola crisi se si pensa che il Pd è a favore della riforma del Mes.
Anche Luigi Di Maio sta dalla parte di Crimi e ai colleghi ribadisce che "mercoledì in Aula non si voterà per accedere al Mes. È una bugia. Il Presidente del Consiglio all'Eurosummit si dovrà esprimere sulla riforma. Una riforma che io stesso ho definito peggiorativa e che andava fermata anni fa. Ma i numeri per essere approvato in Parlamento non ci sono". Ma se il "no" è categorico per la riforma, Giggino ci tiene a "proteggere Conte". Così confonde un po' le carte in tavola. "L'Italia ha bisogno di stabilità - avrebbe spiegato ai suoi -. Noi dobbiamo dargliela. Non potete portare Conte sul patibolo. Chi non voterà quella risoluzione, voterà contro il presidente del Consiglio dei Ministri e il suo governo che viene in Aula a chiedere la fiducia del Parlamento per andare in Europa anche a trattare lo sblocco dei fondi del Recovery fund. Lo trovo francamente folle e irresponsabile". In sintesi, il pensiero di Di Maio è questo: il Mes si attiva solo con il voto del Parlamento e questo garantisce che il Fondo salva Stati non si può adottare. Il voto di mercoledì 9 è importante e legittimamente per Conte.
Diversi esponenti del MoVimento si sono scaldati dopo queste parole e la riunione si è presto trasformata in un ring. "Meno di un anno fa abbiamo fatto tante riunioni per arrivare a una posizione chiara: no alla riforma del Mes. E siamo riusciti a bloccarla, quando tutti ci dicevano che non si poteva fare. Quella riforma è dannosa a prescindere dall'utilizzo di una linea di credito del Mes, quindi vorrei capire cosa è cambiato a livello politico". Così, a quanto apprende l'Adnkronos, il deputato grillino Raphael Raduzzi si sarebbe espresso nel corso dell'assemblea congiunta M5S. "In Veneto di Piave ce n'è uno, altrimenti si chiama Caporetto", ha scandito uno dei firmatari della lettera anti-Mes.
"Il garante Beppe Grillo è stato chiaro", ha esclamato Nicola Morra. Il presidente della Commissione Antimafia, secondo quanto apprende l'Adnkronos, ha rivendicato le ragioni della lettera no-Mes (di cui è stato co-firmatario) e attaccato il ministro dell'Economia del Pd Roberto Gualtieri: "Ha tradito gli impegni".
Nel MoVimento, quindi, ci sono diverse anime. Chi è a favore del Mes e chi è contro. Ma anche chi è contro (vedi Di Maio) ma non vuole far cadere il governo e quindi voterà la risoluzione. Certo, la poltrona è fondamentale.
L'Ira dei ribelli
A quanto apprende l'Adnkronos, la "rissa" virtuale non si sarebbe fermata qui. La deputata Manuela Corda, tra i firmatari della lettera anti-Mes, ha criticato la gestione del confronto usando parole forti: "Questo è fascismo. Una conduzione che non ci permette di esprimerci. Solo due minuti e mezzo. Apprezzavo Luigi (Di Maio, ndr). Ora volete un mandato e vi volete imporre". Critico anche il collega Francesco Forciniti, altro firmatario della missiva della discordia: "A Bonafede e Di Maio avete dato mezz'ora senza contraddittorio per fare comizi, senza dato ma esprimendo solo la loro opinione. A noi non ci fate nemmeno parlare. Allora non ve la voto (la risoluzione, ndr)! Ciao".
Sulla stessa lunghezza d'onda viaggia Alvise Maniero, anche lui firmatario della lettera anti-Mes: "Abbiamo votato due volte contro il Mes, il voto a favore
della risoluzione è un errore. Noi voteremo contro". Ma i nomi dei "rivoltosi" sono tanti. Tantissimi. E il Pd? Che dice? Dal Nazareno sono sicuri "che il Mes passerà, altrimenti si aprirebbe una crisi".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.