Mezzi pesanti e 5mila soldati nel Baltico Gli Stati Uniti mostrano i muscoli a Putin

Il Pentagono sarebbe in procinto di stazionare in basi nei Paesi baltici e dell'Est europeo 5.000 soldati e armamentario pesante - carri armati e veicoli di combattimento della fanteria - secondo quanto ha scritto ieri il quotidiano americano New York Times . Per il momento, si tratterebbe di una proposta del Pentagono che per diventare realtà dovrebbe essere approvata prima del segretario alla Difesa, Ashton B. Carter, poi dalla Casa Bianca. Se ciò avvenisse, ricorda il giornale, sarebbe la prima volta dalla fine della Guerra Fredda che gli Stati Uniti inviano, per stazionamento, armamentario pesante in nazioni parte dell'Alleanza atlantica e dell'ex blocco sovietico. Sarebbe anche la mossa più robusta da parte di Washington da quando è iniziato il conflitto tra milizie pro-russe ed esercito di Kiev nell'Est dell'Ucraina, e da quando Mosca ha annesso a marzo 2014 la penisola della Crimea con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale.

Secondo il New York Times , i numeri dell'invio di truppe e mezzi pesanti non sarebbero rilevanti, ma rappresenterebbero soprattutto un segnale forte ai nervosi alleati dell'Est europeo che da mesi fanno pressioni su Washington affinché dimostri maggior sostegno ai loro governi, realmente preoccupati a un ritorno di eventi di un passato non troppo lontano. Gli equipaggiamenti servirebbero a preparare una compagnia - 150 soldati - per ogni Paese baltico (Lettonia, Lituania ed Estonia), e battaglioni - 750 soldati - in Polonia, Romania, Bulgaria e forse Ungheria, e permetterebbero agli Stati Uniti, in caso di reale necessità, di non dover muovere truppe con aerei e navi, ma averle pronte in ex o nuove basi su territorio alleato.

Da mesi, l'opposizione repubblicana fa pressioni in questo senso, e non è un caso che un annunciato candidato presidente, Jeb Bush, abbia da poco terminato una visita incentrata sulla questione russa proprio in Polonia ed Estonia. In serata, ieri, si attendeva ancora la reazione del Cremlino.

Come ricorda il quotidiano americano che per primo ha dato la notizia del piano, la mossa andrebbe contro un accordo del 1997 secondo il quale «nell'attuale e futura situazione della sicurezza» gli Stati Uniti non cercheranno di stazionare permanentemente forze combattenti nei Paesi vicii alla Russia. E in un'intervista al Corriere della Ser a, il leader russo Vladimir Putin prima della visita di lunedì in Italia aveva detto che soltanto un pazzo potrebbe pensare che Mosca possa attaccare la Nato.

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