È la cronaca quella nera il peggior sponsor del reddito di cittadinanza. Nemmeno il tempo di tornare a discutere dei correttivi necessari al sussidio-bandiera del M5s, con la viceministra all'Economia Laura Castelli lesta a ribadire che «non si torna indietro» e che serve solo fare «un tagliando», che da tutta Italia piovono notizie di abusi che dimostrano, quantomeno, che tra i beneficiari spuntano un po' troppi furbetti, pronti a incassare pur non avendone i requisiti.
L'elenco comincia con i cinque residenti di Aci Bonaccorsi, in provincia di Catania, tra i quali un esponente del clan Laudani già condannato per associazione mafiosa, sorvegliato speciale e con obbligo di soggiorno, pizzicati dai Carabinieri e denunciati perché percepivano il reddito di cittadinanza senza averne diritto. Oltre al pregiudicato, tra loro anche un 76enne che «cumulava» al Rdc pure la pensione di invalidità, senza riduzione avendo dichiarato di vivere solo, omettendo di citare gli altri cinque componenti del suo nucleo familiare. Uno stratagemma, quello di falsificare lo stato di famiglia, utilizzato anche dalle altre tre donne denunciate per poter ottenere il sussidio.
Sempre in Sicilia, ieri, le Fiamme gialle hanno sequestrato ad Agrigento 11 social card ad altrettanti percettori «irregolari» del reddito di cittadinanza, tutti con precedenti per reati di tipo mafioso. E nella città di Pirandello i personaggi in cerca di sussidio sarebbero molti di più, visto che a fronte delle 11 card gli indagati sono già 69 (per un danno all'erario di circa 300mila euro) e, come spiega il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, «sono in corso ulteriori indagini per identificare altri illegittimi percettori del reddito di cittadinanza», e queste, «dove dovessero confermare le ipotesi investigative formulate dalla Procura, porterebbero ad numero ben maggiore di indagati».
Gdf in azione anche a Pescara, dove i finanzieri hanno denunciato 14 persone detenute, o con familiari conviventi dietro le sbarre, che avevano omesso di dichiarare questa condizione per poter richiedere (e ottenere, ovviamente) il reddito di cittadinanza. Erano finiti in carcere per spaccio, usura, estorsione e furto, ma si erano «dimenticati» di segnalarlo al momento della domanda. Nel capoluogo abruzzese, i 14 furbetti sono costati allo stato 95mila euro, regolarmente incassati fino a ieri senza averne diritto e che ora dovrebbero restituire all'Inps.
Tre episodi messi in fila dalla parlamentare azzurra Annagrazia Calabria, che dopo aver snocciolato i due casi siciliani e quello abruzzese, se la prende con la
viceministra Castelli: «È la più insopportabile dimostrazione conclude Calabria - della distanza tra l'ideologia del M5S e la realtà e di quanto l'ostinazione grillina su una misura sbagliata stia costando cara agli italiani».
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