Migranti, il bluff del sindaco modello

Un'inchiesta sbugiarda Lucano, esaltato da Papa e media: sprechi e appalti irregolari

Migranti, il bluff del sindaco modello

E così, il famigerato modello Riace, «brevettato» dal sindaco delle Prime Pagine, Mimmo Lucano, osannato per l'accoglienza fraterna e organizzata degli immigrati, tanto da interessare e commuovere capi di stato, primi ministri e, perfino, Papa Francesco, si frantuma e rivela tutte le proprie criticità, anomalie, dubbi, sospetti. Davanti all'imponenza della verità, appurata dallo Stato, il gigante, nato dall'azione portentosa della comunicazione, mostra, miseramente, i suoi piedi d'argilla. Una commissione di funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, inviata a Riace per indagare sull'operato del tanto decantato Sprar di quella cittadina della costa ionica reggina, ha avuto modo, nel luglio 2016, di redigere un verbale circostanziato (di cui siamo entrati in possesso in maniera esclusiva, ndr) di tutte quelle anomalie, carenze e criticità che lo fanno crollare in fondo alla classifica dei buoni progetti.

Pur riconoscendo la bontà iniziale dell'intento, i tre ispettori denunciano anomalie nell'affidamento (a ben sei enti gestori), nell'organizzazione e nella conduzione delle attività. A partire dall'affidamento diretto, da parte del sindaco Lucano, a specifici enti gestori senza aver mai indetto una gara pubblica alla quale avrebbero potuto partecipare anche altre associazioni e cooperative, oltre quelle scelte de imperio dal primo cittadino. Gli oltre 2 milioni di euro annui da gestire per l'accoglienza degli immigrati, nella Riace del sindaco indicato dalla rivista Fortune come uno tra i primi 50 uomini più potenti al Mondo, a detta dei funzionari governativi, sembra abbiano preso costantemente scorciatoie o strade sbagliate.

Se si pensa che almeno un terzo dei 150 richiedenti asilo risulta essere illegalmente ospite in termini di durata massima di permanenza (due anni anziché 6 mesi), già si può conteggiare uno spreco pari a oltre 600 mila euro annui. Superano abbondantemente i 500 mila euro, poi, le spese senza «pezze d'appoggio», o con giustificazioni poco chiare o raddoppiate. Fra queste, i 12 mila euro per i 9 mila litri di carburante per auto che avrebbero dovuto assicurare la percorrenza di oltre 200 mila chilometri annui ad un automezzo che, in oltre dieci anni di vita, ne ha percorsi, in totale, solo 188 mila. Nessuna giustificazione anche per i 40 mila euro di parcelle per legali ed interpreti. Poco chiare le spese per il fitto di abitazioni (classificate A/3) in uso agli immigrati, di cui mancano attestazioni di agibilità e abitabilità, di proprietà di parenti dei responsabili degli enti gestori lo Sprar: oltre 200 mila euro annui. Senza dimenticare che altri 600 mila euro sono spesi annualmente per stipendiare 70 operatori, non sempre e non tutti con le carte in regola. Per esempio, quell'assistente sanitario munito semplicemente di un diploma di agrotecnico. O, addirittura, quel direttore generale di alcuni fra gli enti gestori che, essendone anche presidente, riveste il doppio ruolo di datore di lavoro e dipendente di se stesso, con tanto di doppia firma sui documenti ufficiali. Senza tener conto, per rafforzare il dubbio, ove mai fosse necessario, che lo stesso era stato dipendente comunale con la mansione di «manutentore della rete idrica e fognaria» del paese.

Si chiedono, gli ispettori, e, da italiani, lo facciamo anche noi, come abbia potuto il super sindaco Lucano non accorgersi, in una terra in cui il malaffare spesso incontra la malavita, di così tante irregolarità e carenze, vere o presunte, comunque «denunciate» da una triade di ispettori governativi.

Lui, fulgido esempio di «buona politica», amico del Papa, più volte invitato a testimoniare e divulgare proprio la buona amministrazione di un così nobile e alto progetto sociale, ne perde il controllo proprio a casa sua.

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