Dopo lo scontro sulla manovra, dopo il braccio di ferro con Angela Merkel sulla missione Sophia, dopo le reciproche accuse con la Francia e la presa di posizione dell'Ue a favore di Parigi, ora per l'Italia deve fare i conti con una procedura di infrazione intentata dall'Europa. Questa volta non per motivi economici, ma di politiche migratorie. Bruxelles contesta a Roma di aver mancato la corretta applicazione del regolamento Eurodac sui migranti.
Di cosa si tratta? Il regolamento in questione prevede il rilevamento delle impronte digitali entro 72 ore dall'ingresso di un clandestino nel territorio nazionale. In sostanza non appena un migrante sbarca in un qualche porto italiano, il Belpaese deve portarlo in un qualche luogo e entro tre giorni realizzare il fotosegnalamento con tanto di rilevamento delle impronte digitali e inviare tutti i dati al sistema centrale Eurodac.
Questo, secondo la Commissione Ue, non sarebbe stato fatto a dovere. Le regole Eurodac dovrebbero permettere il corretto funzionamento del sistema di Dublino e dei meccanismi di ricollocamento dell'Ue. A ben vedere, né l'uno né l'altro hanno mai dato grande prova di efficacia. I ricollocamenti sono fermi al palo e sulla riforma del sistema di Dublino si discute ormai inutilmente da molto tempo. Germania, Francia e i Paesi del Nord da una parte. Quelli del Sud dall'altra. In mezzo c'è Visegrad, che nell'ultimo accordo (giugno 2018) ha imposto la formula dei ricollocamenti "volontari" e non obbligatori per gli Stati.
Nell'ottobre scorso la Commissione aveva già inviato lettere amministrative alla Grecia, alla Croazia e all'Italia.
A due mesi di distanza, però, secondo Bruxelles i problemi sollevati "non sono ancora stati efficacemente affrontati". Ecco perché la Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora, il primo passo della procedura di infrazione. Una nuova sfida è aperta. Ancora sui migranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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