Appena incassati i complimenti da Matteo Salvini per il "discreto lavoro" svolto, l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti non si fa blandire e critica, sia pure con la discrezione che gli è stata attribuita, i primi passi al Viminale del suo successore.
In un'intervista comparsa questa mattina sul sito del Partito Democratico, l'esponente piddì calabrese commenta con scetticismo l'esordio del segretario della Lega alla guida del ministero dell'Interno.
"Il momento della propaganda è finito, ora si devono assumere la responsabilità di governare - ammonisce Minniti - Le politiche di governo dei flussi migratori e quelle sulla sicurezza e sull’antiterrorismo sono un patrimonio intangibile dell’Italia e come tali devono essere considerate. Non possono entrare nello spoil system politico. I ministri possono cambiare, ma le strategie e le politiche restano."
Quindi una sferzata sulla crisi diplomatica con la Tunisia causata da Salvini al primo giorno come ministro: "Appena insediato come ministro dell’Interno, andai a Tunisi e a Tripoli per stringere accordi - ricorda l'ex ministro del Pd - Il mio successore, il primo giorno da ministro, ha accusato la Tunisia di esportare galeotti. Io raccomando prudenza nelle parole, la Tunisia è il Paese che ha più collaborato con noi. Nessuno deve avere, nemmeno per un attimo, l’illusione che da soli si possano governare flussi migratori epocali. O addirittura contro gli altri."
Parole che bruciano e che alla vigilia del voto di fiducia del Parlamento al nuovo governo Conte lasciano prevedere che persino
le frange del Partito Democratico considerate, a torto o a ragione, più severe nel contrastare l'immigrazione incontrollata siano pronte a un'opposizione durissima nei confronti del nuovo corso leghista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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