Migranti, lo scontro si gioca sul presepe

Un prete di Padova: «Inutile farlo». «Avvenire» contro i politici: «Troppi ipocriti»

Migranti, lo scontro si gioca sul presepe

Bufera sul web per una frase postata da don Luca Favarin, sacerdote di Padova, che invita a non fare il presepe. «Quest'anno non fare il presepio scrive su Facebook credo sia il più evangelico dei segni. Non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri». Il post cade nel giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella firma per la promulgazione della legge di conversione del decreto Sicurezza. E nel giorno in cui Marco Tarquinio, in un editoriale su Avvenire, attacca la politica: «Per favore, chi ha votato la legge della strada ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e su Gesù. Prima di nominarlo bisogna conoscerlo» scrive Tarquinio, raccontando la storia di una famiglia di immigrati (lui ghanese e lei nigeriana, con una bimba di 5 mesi) che non possono esser accolti da un Cara calabrese perché non rifugiati. «Eccolo davanti ai nostri occhi il presepe vivente del Natale 2018. Allestito in una fabbrica dell'illegalità, costruita a suon di norme e di commi. Campane senza gioia, fatte suonare per persone, e famiglie, alle quali resta per tetto e per letto un misero foglio di carta, che ironicamente e ormai vuotamente le definisce meritevoli di protezione umanitaria. Ma quelle campane tristi suonano anche per noi».

Il presepe finisce al centro di polemiche che dilagano anche in Rete. «Se il presepe deve essere pura esteriorità precisa don Luca Favarin tanto vale non farlo». Il sacerdote, nella missione pastorale per la Diocesi di Padova, è da tempo impegnato sul fronte dei migranti; è lui l'ideatore di progetti di accoglienza innovativi come il ristorante Strada facendo, dove lavorano, regolarmente assunti, anche migranti. «Oggi fare il presepe è ipocrisia. Il presepe è l'immagine di un profugo che cerca riparo e lo trova in una stalla. Esibire le statuette, facendosi magari il segno della croce davanti a Gesù bambino, quando poi nella vita di tutti i giorni si fa esattamente il contrario sottolinea il sacerdote - ecco tutto questo lo trovo riprovevole».

Immediata la reazione in Rete. «Lei non è un sacerdote, lei è un seguace di Satana», «Traditore della tua gente, traditore della tua fede. Dio ti punirà a dovere», «Modernista maledetto, i sacri fuochi sono pronti», «Hai bisogno di un buon dottore che curi la tua demenza. Falso prete che non sei altro. Tu rappresenti la chiesa malata», sono solo alcune delle centinaia di commenti scritti su Facebook in risposta al sacerdote. Ma don Luca non si arrende e anzi va avanti: «Immaginavo che la cosa avrebbe scatenato un dibattito - spiega - ed era questo proprio il mio intento ma non avrei mai immaginato una cosa del genere. Il mio è un appello alla coerenza perché non si può essere a favore del dl sicurezza e poi fare il presepe in casa».

Poco prima era intervenuto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, dichiarando che «non può dar fastidio a nessuno fare il presepe nelle scuole».

«Chi tiene Gesù bambino fuori dalla porta delle scuole sbaglia», ha osservato il vicepremier. «Molti uomini di chiesa mi dicono di tener duro. C'è una parte di Chiesa che fa politica e poi c'è la maggior parte di parroci e dei missionari soprattutto in Africa che mi dicono questo».

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