
Motociclisti, centauri, appassionati di moto storiche attenzione. Come noto, dal 1 ottobre entreranno in vigore a Milano i divieti alla circolazione anche per le due ruote. Se finora, infatti, l'ideologia green dell'amministrazione di centro sinistra guidata dal sindaco Beppe Sala si è concentrata sulla guerra alle auto, interdette dall'ingresso nel territorio comunale fino alle Euro 3 benzina, che saranno off limits dal 1 ottobre (divieto che sarà allargato alle Euro 4 benzina e Euro 6 diesel leggeri A-B-C), ora tocca alle moto.
Il 1 ottobre, infatti, sarà bloccata la circolazione di circa 71mila motocicli e ciclomotori a due tempi Euro 2 e 3, a gasolio Euro 2 e 3 e benzina quattro tempi Euro 0, 1 e 2, pari al 37% dell'intero parco circolante. Dal 1° ottobre 2028 saranno interdette le moto a benzina quattro tempi Euro 3 per finire con il 1° ottobre 2030 con l'estensione del divieto ai mezzi due tempi Euro 4 e a gasolio classe Euro 4, 5. Questo a fronte del valore di emissioni inquinanti dell'1,3% contro il 60% delle auto. Facendo due conti le moto Euro 0,1 e 2 emettono lo 0,11% delle emissioni totali di gas serra, lo 0,24% delle emissioni di ossidi di azoto e lo 0,06% delle emissioni totali di particolato. Si dimostra quindi facilmente che si tratta di un divieto assolutamente inefficace dal punto di vista della lotta all'inquinamento e anche al traffico, ma risponde solo a puri motivi ideologici. «I divieti sono un provvedimento eccessivo contro un mezzo di trasporto che fluidifica il traffico - afferma Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità (Confcommercio Milano) - ma quello che veramente ci preoccupa è l'estensione, prevista nel 2028, del divieto di circolazione anche ai motocicli a quattro tempi Euro 3: in questo modo verrebbe colpito quasi il 70% dei motoveicoli circolanti in città».
Dopo le proteste e le richieste di incontro con l'amministrazione da parte dei centauri ora i referendum proprosti dal gruppo di Fratelli d'Italia in Comune hanno raggiunto oltre 20mila sottoscrizioni in 72 ore. I due referendum «gemelli» chiedono uno l'abrogazione l'altro la revoca dei divieti di circolazione. Il collegio dei Garanti dovrà valutare l'ammissibilità dei referendum: qualora il parere fosse positivo i proponenti dovranno raccogliere le 15mila firme necessarie per l'indizione del referendum.
Ieri però il sindaco Beppe Sala, alla notizia della superamento del primo «sbarramento» per i quesiti, li ha bollati come un'iniziativa narcisistica per soddisfare il bisogno di visibilità di qualcuno. «Possono fare tutti i referendum che vogliono, sono tutta teoria - ha commentato -. Per ottenere consenso e per incidere devi avere il 50% delle adesioni, e poi sono costosissimi. Ogni tanto si evocano e non si fanno mai, è solamente esibizionismo di qualcuno». Messo all'angolo, però, il sindaco si sente in parte costretto a frae retromarcia: «Su questo tema delle moto siamo attenti alle richieste, adesso rifletteremo sui diritti dei motociclisti». Gli uffici confermano che è in corso un ragionamento per modificare i divieti, tutto sta nel capire in che modo verrà fatto. «La città-stato del Sindaco, chiusa nel muro di cinta medievale di Area B, è amministrata da un primo cittadino che si fa beffa di attivisti e cittadini attivi - la replica secca di Riccardo Truppo, capogruppo FdI in Comune-.
Una caduta di stile e senso di responsabilità istituzionale senza precedenti. I cittadini devono sapere. Sala, che pensa siano troppo costosi e superflui i referendum, pensa la stessa cosa anche delle elezioni e delle consultazioni elettorali?».
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