Sono le 10 quando lo scooter T-Max nero con i due killer a bordo percorre via della Costituzione, si avvicina senza fretta all'uomo in bicicletta e da una pistola semiautomatica partono tre colpi calibro 7.65. Due a distanza ravvicinata colpiscono la spalla e la testa della vittima designata; il terzo a bruciapelo gli centra la faccia quando è già a terra, agonizzante. Un po' di gas e lo scooter sparisce; il ferito, arrivato all'ospedale di Rozzano in arresto cardiaco, morirà più tardi senza mai riprendere conoscenza.
Definirla imboscata, agguato, esecuzione è relativo. Di certo è che l'omicidio di ieri mattina a Buccinasco - località a una decina di chilometri a sud ovest di Milano da sempre considerata uno dei feudi storici della criminalità organizzata al nord - è un lavoro da professionisti, programmato a tavolino, che non si poteva e non si doveva sbagliare. Chi lo ha voluto sa benissimo di aver ucciso un morto che camminava, ma evidentemente non gli importa. Paolo Salvaggio, classe 1960, di origine siciliana, nome di peso della malavita sotto la Madonnina già alla fine degli anni Settanta, pluripregiudicato per traffico internazionale di stupefacenti e arcinoto o negli ambienti criminali dell'ndrangheta e della Sacra corona unita per i suoi molteplici contatti con i trafficanti di cocaina dei Balcani e con i cartelli sudamericani («Dum Dum» il suo soprannome, pare fosse un discreto picchiatore) era infatti malato terminale e per questo dal 2016 era detenuto ai domiciliari, a casa della compagna, a Buccinasco (fine pena 2034). Da quella abitazione ogni mattina Salvaggio era autorizzato a uscire dalle 10 a mezzogiorno. Così lui prendeva la bici e si faceva un giro, magari approfittandone per andare a vedere i nipoti e portarli al parco «Spina Azzurra» zona frequentatissima e poco lontano da dove ieri mattina è stato ucciso.
Forse il movente del suo omicidio va ricercato proprio in questa esistenza tranquilla e che poteva dar fastidio a chi, invece, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo vivere così, relativamente «in pace» e libero. Per un lasso di tempo che, visto il suo stato di salute, poteva rivelarsi breve, ma non necessariamente. Salvaggio infatti era considerato un vero broker della droga, un personaggio «ponte» tra le varie famiglie mafiose. Di conti in sospeso, uno come lui, ne aveva lasciati parecchi e i nemici - soprattutto quelli che avevano più di un sassolino nella scarpa da togliersi - non gli mancavano. Anche se adesso killer e mandanti dell'omicidio sanno di avere alle calcagna tutti gli investigatori che il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Milano potrà utilizzare per rintracciarli.
Naturalmente la vicenda può essere vista in una prospettiva più ampia e drammatica. Ieri mattina il sindaco di Buccinasco, Rino Piuri, ha sintetizzato quello che in molti pensano: «Adesso bisogna capire perché dopo decenni qui si ricomincia a sparare.
Evidentemente sono saltati gli equilibri tra le famiglie» ha detto il primo cittadino all'Ansa, parlando di una possibile nuova guerra di mafia dopo gli anni '80, quindi dei pregiudicati che vivono a Buccinasco e dei locali sequestrati da queste parti alla criminalità organizzata che sarebbero «in proporzione maggiore che a Reggio Calabria.Le malelingue, però, in paese ribattono: «Il sindaco? Vuole la scorta».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.