A Milano sfila l'ex Br. Cartelli contro la Segre e fischi al sindaco Sala

Corteo rovinato da antagonisti e pro Pal. Slogan d'odio dietro all' "ultimo irriducibile"

A Milano sfila l'ex Br. Cartelli contro la Segre e fischi al sindaco Sala
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Non ci sono stati scontri o feriti stavolta, alla fine. Ma è difficile dire che sia andato tutto bene.

È stato costellato di insulti e tensioni il corteo per l'ottantesimo della Liberazione, a Milano. Insulti alla Brigata ebraica, insulti - e applausi - agli ucraini, insulti anche alla senatrice a vita Liliana Segre, che i soliti «Carc» - comunisti vicini all'estremismo rosso - hanno bollato come «agente sionista», al pari del ministro Guido Crosetto. Certo, grazie a un imponente dispositivo di ordine pubblico non si sono visti attacchi fisici, ma non si può dire che tutto vada bene quando le aggressioni vengono evitate solo grazie a centinaia di agenti, a tre cordoni di servizio d'ordine a tutela degli ebrei e a tre file di transenne in Duomo.

C'erano circa 60mila persone ieri a Milano e nelle retrovie della manifestazione hanno ribollito per tutto il pomeriggio i soliti umori antagonisti, covati da una galassia di sigle e gruppuscoli, in buona parte reduci da altre stagioni di lotte politiche sempre più sfiatate. «Lo Stato d'Israele deve essere distrutto» era uno degli slogan scanditi dallo spezzone «pro-Pal» che ha attraversato la città seguendo un camion sul quale era imbarcato anche l'ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari, l'«ultimo irriducibile». Di fronte a quest'odio, la sinistra «ufficiale» come di consueto si è voltata dall'altra parte, come fa da anni, ignorando o tollerando ogni escandescenza e ostilità.

La vigilia della manifestazione è stata preceduta dai proclami bellicosi dell'area estremista di sinistra e arabo-palestinese, e la giornata si è aperta col braccio di ferro sulla posizione che volevano tenere nel corteo dei pro-Pal più scalmanati, intenzionati a non essere relegati in coda. L'Anpi ha scelto di scendere a patti con queste frange, di fatto legittimandole, e ha acconsentito facendole entrare prima di partiti e sindacati. E chissà se anche questa è «l'unità antifascista per arginare la destra» che ha evocato il segretario di Anpi Milano Primo Minelli.

Con «i pro-Pal» ha sfilato anche il rapper di origini tunisine Ghali. Gli occhi di tutti erano puntati sulla Brigata ebraica, come al solito cuore pulsante della giornata con una notevole partecipazione, non lontana dalle mille persone. Vicini alla Brigata e alla Comunità hanno sfilato Lele Fiano e Lia Quartapelle del Pd, Daniele Nahum di Azione, ma anche Luca Squeri (con bandiera dei Partigiani cristiani) e Alessandro De Chirico di Fi, e Mariastella Gelmini di «Noi moderati»: «Minacce e insulti dei manifestanti pro Pal sono vergognosi e inaccettabili e meritano una ferma condanna» ha detto. Subito dietro, lo striscione degli ucraini: «Ora e sempre la democrazia si difende». E un cartello ricordava il sacrificio dei soldati ucraini e bielorussi.

Lo spezzone della Brigata ebraica non ha potuto entrare come tale in piazza Duomo. «Per motivi di sicurezza siamo stati dirottati in piazza Cordusio qui ci è stato chiesto di scioglierci - ha spiegato l'avvocato Luciano Belli Paci, figlio della senatrice Segre, in piazza con la Sinistra per Israele con una bandiera della Brigata ebraica - Lo spirito del 25 aprile dovrebbe essere un altro» ha constatato amaro, definendo «encomiabile il lavoro delle forze dell'ordine».

Qualcuno non ha rinunciato a portare lo striscione là dove l'anno scorso un giovane era stato ferito. «Abbiamo voluto simbolicamente farlo per non darla vinta ai violenti» ha detto Davide Romano. Con un applauso, gli ebrei milanesi hanno salutato i City Angels: «Veri e propri angeli custodi» li ha definiti il presidente Walker Meghnagi, ringraziando le forze dell'ordine. «Ineccepibile organizzazione e schieramento».

In piazza, intanto, anche il sindaco Beppe Sala è stato fischiato. «Fate parlare i palestinesi!» le grida durante il suo intervento. Gli antagonisti stanno distruggendo il senso della giornata e, coi suoi silenzi, la sinistra è la loro pavida complice.

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