"Ditta" e "lanciafiamme": è crisi di nervi tra i dem

La minoranza aspetta al varco Renzi. Per ora l'ordine di scuderia è il silenzio fino ai ballottaggi

"Ditta" e "lanciafiamme": è crisi di nervi tra i dem

"Nel partito c'entriamo col lanciafiamme dopo il ballottaggio, lo assicuro". Questa è la frase incriminata, usata ieri da Matteo Renzi a Otto e mezzo commentando l'esito deludente delle Comunali, e che ha mandato su tutte le furie la minoranza dem. Se Pier Luigi Bersani la butta sul ridere dicendo: "Il lanciafiamme? "Mi consegno...", altri, invece, usano toni molto più duri.

Il 'lanciafiamme' non piace alla minoranza dem

Enrico Rossi, governatore della Toscana, sul suo profilo Facebook, si chiede: "Voi ce lo vedete Enrico Berlinguer che dice che siamo una 'ditta'. E Aldo Moro che dichiara di volere usare un 'lanciafiamme'. Lo dico per primo a me stesso: è necessario che la politica torni a usare un linguaggio più appropriato". Il deputato lettiano Marco Meloni non si sofferma tanto sulle parole di Renzi (che ironicamente definisce "sobrie e misurate") ma va dritto al punto. "Nel Partito Democratico Renzi - scrive Meloni su Facebook - ci è entrato, da segretario, quasi 3 anni fa. Non pensi di poter scaricare su altri le sue responsabilità: il Partito Democratico è esattamente come lui, nel corso della sua segreteria, ha voluto che fosse. Del resto, un vero leader politico sa assumersi la responsabilità delle sconfitte, quanto i meriti delle vittorie".

La riunione della sinistra Pd

La minoranza dem, che ieri si è riunita nella sede della Fondazione Nens di Vincenzo Visco, resta fedele alla linea del silenzio fino ai ballottaggi per il bene della 'ditta', ma, secondo quanto trapela, si chiede "di dare il prima possibile un nuovo assetto al partito, di separare il ruolo di segretario da quello di premier e farlo subito aprendo il dibattito congressuale sin da ora". Congresso al quale parteciperà Roberto Speranza come candidato ufficiale della minoranza dem che punta il dito contro l'alleanza con Denis Verdini. "Renzi sta trascinando il Pd in una situazione dove il Pd non ha colpe. Quella spinta che gli ha consentito di andare a palazzo Chigi sta venendo meno", dicono i bersaniani che passano al contrattacco. "Renzi ieri ha detto che vuole usare il lanciafiamme. E contro chi? Contro i suoi, visto che da quasi tre anni che c'è la sua segreteria... Renzi deve fare i conti con se stesso innanzitutto e decidere cosa vuole fare".

L'affondo di Bassolino

Antonio Bassolino, invece, torna a parlare del 'caso Napoli' dove si sono svolte delle primarie molto contestate che l'hanno visto perdere contro la renziana Valeria Valente che, poi, non è riuscita ad arrivare al ballottaggio. "Renzi intervenga con determinazione, prima che il PD precipiti in un burrone politico e morale", ribadisce su Facebook Bassolino e ricorda:"Questo post era un grido di dolore e di allarme sul Pd a Napoli. È stato scritto prima delle liste, della campagna elettorale, dei guai delle ultime ore". "Purtroppo nel burrone il Pd è precipitato", spiega Bassolino e, "per rimetterlo in piedi si deve rifare tutto".

In termini pratici, secondo l'ex governatore della Campania, si deve commissariare il Pd provinciale e regionale e "azzerare l'attuale tesseramento militarizzato e lottizzato" per poi arrivare a "un congresso di rifondazione".

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