«Contenta io? Ma per niente! Ma come si fa a essere contenti? Queste cose non devono succedere! I ragazzi devono essere tutelati». A parlare così è Michela Santoro la madre di Christian Di Martino (nella foto), il vice ispettore di polizia accoltellato mentre arrestava un marocchino irregolare alla stazione di Lambrate di Milano la notte tra l'8 e il 9 maggio. L'agente ha riportato ferite profonde al duodeno, al rene, al polmone destro e soprattutto alla vena cava. Operato a Niguarda per quasi 7 ore, durante l'intervento ha ricevuto oltre 90 sacche di sangue ed emoderivati per le ferite nella maggior parte dei casi letali. Ieri è stato dimesso, in buone condizioni e potrà avere una vita normale.
Ma la madre dell'agente è disperata: «Il mio Christian è spento, si capisce che è ancora sotto choc, è dimagrito 10 chili. Questi ragazzi, i poliziotti, devono essere tutelati: io ho consegnato alla polizia mio figlio intero e intero mi deve tornare. È stata la mano di Dio...». La madre dell'agente, che dice di parlare a nome di tutti gli agenti di polizia e delle forza dell'ordine in generale contesta la legge «secondo cui le forze dell'ordine non possono usare la pistola, ce l'hanno per abbellire la divisa - polemizza -. Ho detto anche alla premier Giorgia Meloni, che è venuta a trovare mio figlio, al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, al presidente del Senato Ignazio La Russa che bisogna trovare una legge che tuteli davvero le forze dell'ordine, che rischiano la vita ogni giorno per mano di balordi che invece non si fanno nessun problema a tirare fuori il coltello quando gli serve».
Qualche giorno dopo l'episodio di Lambrate un detenuto ha mandato al pronto soccorso un agente di polizia penitenziaria a Pavia con un pugno, ma non è l'unica aggressione contro gli agenti. «Questi episodi succedono in continuazione, non è pensabile che le forze dell'ordine, che hanno delle famiglie alle spalle, rischino la vita tutti i giorni in strada - lo sfogo della donna- . Un altro caso Di Martino non deve accadere mai più. Anche perchè ormai nessuno rispetta più le divise, non incutono alcun timore, siamo in un mondo alla rovescia». «È stata la mano di Dio...- le fa eco il padre Aurelio Di Martino - a salvargli la vita. Io ho pregato per lui tutti i giorni...
Certo in ospedale sono stati bravissimi, mio figlio è a casa sua, con la fidanzata, si è messo sul divano e ha acceso la tv, ma è ancora scioccato. Conoscendolo io lo vedo un po' spento, questo fatto l'ha segnato profondamente - racconta -. Lui era profondamente innamorato del suo lavoro in strada. Ora lo metteranno in ufficio, credo. Chissà come la prenderà..».
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