"Mise cocaina nell'auto della collega". Il giudice: "Licenziamento illegittimo"

Nonostante la grave accusa, il vigile dovrà essere pure risarcito

"Mise cocaina nell'auto della collega". Il giudice: "Licenziamento illegittimo"

Milano. Lui è in carcere per un fattaccio finito nel mirino della Dda, ma il giudice del Lavoro gli dà ragione definendo «illegittimo» il suo licenziamento. Assume i contorni della beffa il caso di Salvatore Furci, il vigile arrestato lo scorso 13 aprile con l'accusa di avere con un complice nascosto una busta di cocaina nell'auto della comandante della polizia locale di Corbetta, centro poco fuori Milano, e poi telefonato al 112 per denunciarla anonimamente.

Il comandante Furci, nel frattempo era passato al vertice dei vigili di Trezzano, è senza dubbio innocente fino al terzo grado di giudizio. La vicenda della droga nascosta è ancora in fase di indagine. Tuttavia la decisione del Tribunale del lavoro di Milano, che sicuramente conosceva la sua condizione di detenuto e i sospetti degli inquirenti, suona come un paradosso. Tanto che il sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, protesta con forza: «Una sentenza assurda, siamo basiti. Faremo certamente ricorso». Con il dispositivo emesso due giorni fa e nelle motivazioni depositate ieri il giudice appunto ha dichiarato «illegittimo» l'allontanamento di Furci dalla polizia locale di Corbetta. E ha condannato il Comune a risarcirgli 10mila e 500 euro. Secondo le indagini della Squadra mobile di Milano, coordinata dall'aggiunto della Dda Alessandra Dolci e dal pm Gianluca Prisco, la droga nascosta è stata proprio una vendetta di Furci contro la comandante Lia Vismara, che non lo aveva confermato nel suo posto di lavoro dopo un periodo di prova ritenendolo non idoneo. Il siluramento, dopo il quale l'uomo era tornato a fare l'agente a Milano prima di passare a Trezzano, è dell'aprile del 2019 e il ricorso di Furci al tribunale del Lavoro è del novembre dello stesso anno. Ben prima dell'episodio della cocaina e dell'arresto.

Di recente il Riesame ha negato la scarcerazione a Furci, che si trova attualmente a San Vittore, i giudici sottolineano che si è dimostrato «disinvolto nel suo agire criminale e nell'uso improprio del ruolo di pubblico ufficiale». Tutte circostanze che il Tribunale del lavoro non poteva ignorare e di cui si è discusso anche in aula. In sostanza però dichiara che se il licenziamento non fu «ritorsivo», come invece sosteneva Furci, non fu neppure «legittimo». Il vigile ricorrente quindi «avrebbe diritto» a completare il periodo di prova interrotto. Ma visto che è passato troppo tempo e «vista la situazione soggettiva» (la cella) dell'ex comandante di Trezzano, il reintegro nella Locale di Corbetta non è possibile. Di conseguenza merita un risarcimento di oltre 10mila euro, con le spese legali compensate. Una riparazione in denaro che tra l'altro, fa notare la controparte Comune, il Tribunale ha deciso in autonomia, cioè senza che Furci ne facesse espressa richiesta nel ricorso. «Verdetto scioccante - insiste il sindaco. Stiamo parlando di un ex vigile arrestato a seguito di una richiesta di misura cautelare della Dda di Milano. Di una persona inidonea sotto ogni punto di vista a ricoprire il ruolo di ufficiale di polizia locale». C'è poi un «preoccupante retroscena, sul quale mi auguro sia fatta luce».

Prima della sentenza di giovedì, parlando della sua causa di lavoro e intercettato dalla polizia, Furci diceva: «...Quando col giudice questi... Gli avvocati si danno del tu, capito?». Lasciando intendere (o millantando?) di sentirsi piuttosto tranquillo sull'esito del giudizio.

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