Isolati e vaccinati: eppure sono risultati positivi al Covid-19 dieci ospiti della Rsa di Pratovecchio Stia, a 30 giorni dalla doppia dose di vaccino Pfizer somministrata. Tampone che ora viene sequenziato nei laboratori universitari di Siena per verificare se si tratti di una delle varianti arrivate in Italia, che nella zona di Arezzo e Siena sono particolarmente presenti. La notizia «positiva» è che i 10 ospiti della Residenza San Romualdo, gestita dalla cooperativa Coop. L. Ar., sono asintomatici; segno fanno notare infettivologi e virologi che il vaccino funziona ed è in grado di impedire l'aggravarsi dell'infezione.
La notizia della positività arriva all'indomani dell'ennesimo tampone effettuato nella Rsa. E crea non poca preoccupazione tra la popolazione. «Abbiamo 22 ospiti nella nostra Rsa spiega il direttore Tiziano Fiorini e 14 operatori sanitari. Tutti (tranne uno che si è rifiutato, ma non è tra i contagiati) sono stati vaccinati l'8 gennaio con la prima dose Pfizer e il 29 gennaio con la seconda. Vaccinati anche tutti i 14 operatori sanitari».
In un controllo che la Usl effettua regolarmente, 10 di loro sono risultati positivi. Ma come è possibile, si domandano nella Rsa? «La nostra struttura è isolata dal 9 marzo dello scorso anno spiega ancora il direttore Fiorini - non entra nessuno. Sarà sicuramente una variante, anche come periodo di incubazione sono passati diversi giorni. E poi gli unici ingressi avvenuti sono di medici e qualche ricovero in ospedale, un paio negli ultimi giorni».
«Il primo elemento da mettere in rilievo spiega Danilo Tacconi, direttore del reparto di Malattie infettive al San Donato - è che questi positivi sono asintomatici. Questo conferma che in determinati casi chi ha concluso il ciclo vaccinale può prendere l'infezione, ma è protetto dalla malattia. La possibilità dell'infezione è più forte in caso di variante rispetto a quella del primo ceppo che abbiamo registrato».
Il sindaco di Pratovecchio Stia, Niccolò Caleri, racconta cosa è successo, cercando di tranquillizzare la popolazione. «Gli ospiti della Rsa stanno tutti bene, a parte le patologie pregresse che ha ciascuno di loro. Il più anziano ha 105 anni compiuti da qualche giorno, ma è vigile». E ricorda che «vaccinare non significa evitare l'infezione» ma sicuramente «limitarne i danni». Fonti dell'ospedale aretino invitano alla prudenza e a non dubitare dell'efficacia del vaccino. C'è da considerare il fattore tempo (l'efficacia della dose arriva in alcuni casi dopo un mese) e occorre valutare i singoli casi, per verificare se ci sono patologie o cure che possono ridurre l'efficacia. «Non dobbiamo mettere in dubbio l'efficacia dei vaccini, l'efficacia sta nel prevenire le forme gravi, in altre parole funziona se non ti manda più in ospedale», spiega ad Askanews Massimo Ciccozzi, responsabile dell'unità di statistica medica ed epidemiologia della facoltà di medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma.
«Il vaccino non è uno scudo, non è qualcosa che impedisce al virus di entrare. Quello che conta sottolinea l'epidemiologo - è vedere come stanno queste persone. Al momento sono asintomatici, non hanno sviluppato la malattia. Bisogna monitorarli.
Questo era stato già messo in conto: i vaccini sono efficaci perché tolgono i sintomi della malattia, non mandano in ospedale, non si muore; però non è detto che non ci si infetti». La raccomandazione, dunque, resta la stessa: «La mascherina serve ancora, va portata sia per non infettarsi che per non trasmettere agli altri, magari non vaccinati, il virus».
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