Il "modello Albania" piace. Ecco i Paesi Ue interessati

Francia, Regno Unito e Ungheria studiano l'intesa Meloni-Rama e valutano altri hotspot fuori Europa

Il "modello Albania" piace. Ecco i Paesi Ue interessati
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Spreco di soldi o modello per l'Europa? In attesa che i primi migranti vengano portati nell'hot spot italiano di Gjiader in Albania, (880 posti letto, un Cpr da 144 posti e un penitenziario da 20 posti per chi commette reati) sarebbero una quindicina i Paesi Ue che accarezzano l'idea di far ospitare i migranti «conto terzi» pur di non affrontare l'ondata migratoria e che starebbero intensificando rapporti diplomatici ad hoc con Paesi non Ue, replicando di fatto l'intesa che la Ue (con la regia della Germania) ha già fatto con la Turchia per i profughi siriani. «È possibile aprire centri dove esternalizzare la valutazione delle domande d'asilo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali?». È questa la domanda cui il commissario designato agli Affari interni, l'austriaco Markus Brunner, dovrà rispondere il prossimo 5 novembre.

Intanto il primo ministro polacco Donald Tusk vuole sospendere temporaneamente il diritto d'asilo ai migranti irregolari che scappano da Russia e Bielorussia, otto Stati Schengen (tra cui l'Italia) hanno già attivato controlli temporanei alle frontiere. Il ministro dell'Interno ungherese Sándor Pintér nei giorni scorsi è stato netto: «I cattivi non possono stare da noi». Ma non ditelo a George Soros, fan dell'immigrazione incontrollata e che per questo avrebbe «litigato» con l'amico e premier albanese Edi Rama. Anche l'omologo francese Bruno Retailleau sarebbe tentato da un hub di rimpatrio esterno alla Francia, mentre il premier inglese Keir Starmer si è fatto spiegate il modello Albania dalla stessa Meloni nello scorso bilaterale, dopo il flop dell'opzione Ruanda. «La nostra è una soluzione innovativa per governare i flussi migratori e combattere i trafficanti di esseri umani», ha detto l'altro giorno a Cipro il premier Giorgia Meloni. «Quelli in Albania sono centri di trattenimento leggero come Porto Empedocle o Modica - conferma il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi alla festa del Foglio - contiamo di partire già dalla prossima settimana, quando realisticamente i primi migranti verranno portati lì» a 66 km da Tirana, nella zona a totale giurisdizione italiana del porto di Shengjin dove è tutto pronto per accogliere solo ed esclusivamente i migranti maschi e in buona salute - un profilo che coincide con il 74% degli arrivi in Italia dalla rotta del Nord Africa, già calati a 52.500 contro 140mila circa dell'anno scorso - intercettati nel Mediterraneo dalle navi italiane e provenienti da Paesi considerati «sicuri» come Tunisia, Egitto o Bangladesh. Un elenco che la sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre potrebbe riscrivere, ma tant'è. Chi di loro farà richiesta di protezione internazionale e ne ha diritto l'otterrà «in pochi giorni», confida il titolare del Viminale. Altrimenti sarà espulso dopo 28 giorni di permanenza nell'ex aeroporto militare di Gjader, gestito da personale italiano e albanese (500 agenti, 46 dal Dap e 23 medici) e rimpatriato dopo l'udienza di convalida con il Tribunale di Roma in videoconferenza.

Per il segretario di +Europa Riccardo Magi l'hotspot è «la Guantanamo italiana» eppure a far rispettare i diritti dei rifugiati che preoccupano sinistra e Ong ci penseranno i funzionari dell'Alto commissariato Onu di stanza nei centri albanesi.

La leader Pd Elly Schlein invece la butta sui soldi e alla festa del Foglio replica a Piantedosi: «È un enorme spreco di soldi dei contribuenti italiani che avremmo potuto mettere nella sanità». L'intesa con l'Albania costerà 850 milioni in cinque anni, l'Italia risparmierà centinaia di milioni rispetto agli 1,7 miliardi spesi ogni anno per l'accoglienza, con ricadute pesanti proprio sulla sanità.

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