Ora Renzi deve sciogliere il nodo rimpasto di governo. Con la nomina dell'attuale capo della Farnesina Federica Mogherini a ministro degli Esteri Ue, a breve s'imporrà il rimescolamento delle carte. In pole resta l'attuale viceministro Lapo Pistelli, già viceministro con Letta e che dalla sua ha il fatto di conoscere bene la macchina del ministero. A giocare contro il suo nome il fatto che con Pistelli alla Farnesina la rappresentanza femminile di Palazzo Chigi calerebbe a meno della metà e si sa quanto Renzi tenga al fattore «quote rosa». Qualcuno ha proposto di far traslocare Roberta Pinotti dalla Difesa agli Esteri. Altra carta da giocare è Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd e attuale governatore del Friuli. È stimatissima da Renzi ma la sua discesa a Roma aprirebbe una falla: dimissioni da presidente della Regione con nuove elezioni. La diretta interessata, poi, lo ha escluso: «Io mi vedo attualmente nelle vesti di presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e nelle vesti di vice-segretario del Pd. E sto bene così».
Un altro nome valido è quello di Sandro Gozi, sottosegretario alle Politiche europee, che però vorrebbe continuare il suo lavoro lì dov'è e che di «rosa» non ha nulla. Nei giorni scorsi era circolata pure l'ipotesi Alfano ma il suo spostamento avrebbe un «effetto domino» pericoloso. Al suo posto al Viminale si era vociferata la carta Graziano Delrio, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Questa sarebbe la strada del «rimpastone»: una sorta di risiko per spostare più pedine in un colpo solo e promuovere o bocciare più uomini in un colpo solo. Contro questa ipotesi gioca anche il capo dello Stato che non vorrebbe dare l'immagine di un Paese guidato da una squadra che cambia in continuazione. È donna, sì, ma paiono calare vistosamente, invece, le chances di Marina Sereni.
Il rebus verrà risolto nelle prossime settimane. Ieri invece Renzi ha incassato la promozione della «sua» Mogherini a Bruxelles. «C'è una nuova generazione di leader europei ed è importante che siano rappresentati nelle istituzioni europee. Spero che questo aiuti a superare il gap percepito da alcuni cittadini europei nei confronti della Ue», ha detto a caldo l'ormai ex ministro degli Esteri, Mogherini.
Prima, però, è passato da Parigi per un faccia a faccia all'Eliseo con i leader socialisti, Hollande in testa. Lì ha messo le basi per ottenere il via libera a un prossimo summit europeo che avrà come tema la crescita. Si svolgerà il prossimo 6 ottobre, in Italia. Tema centrale: avviare un piano di investimenti di 300 miliardi di euro per far ripartire il malato Europa. Infatti il premier ha insistito: «Siamo in un passaggio molto importante - ha detto Renzi a fine riunione -. Sull'economia non faccio una battaglia per Italia ma per l'Europa». Sforare il 3%? Assolutamente no. «La flessibilità - ha ripetuto Renzi - va cercata entro le regole che già ci sono. Non si tratta di inventare regole nuove, ma di usare meglio le regole che ci sono».
E ancora: «È importante dare attenzione alla stabilità, rispettando le regole, ma l'attenzione sulla crescita è più importante.
Serve una strategia differente, una strada diversa per la politica economica». Poi, da Bruxelles per il vertice Ue, Renzi twitta : «Bruxelles. Consiglio europeo sulle nomine di Commissione e Consiglio. Un pensierino però va anche allo Stadio Olimpico. #BuonCampionato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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