Niente da fare, neanche dopo tre giorni la sinistra è riuscita a digerire l'elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera dei deputati. Il leghista è letteralmente sotto attacco. Un assalto partito già prima della sua proclamazione dai banchi del Partito Democratico. Gli insulti arrivano da ogni direzione. Eppure, in molti, dimenticano o preferiscono ignorare il suo recente impegno politico. Per ben due volte Lorenzo Fontana ha ricoperto la carica di ministro. Prima alle Politiche per la Famiglia, Disabilità, Infanzia e Adolescenza e Politiche Antidroga poi, nel 2019, sempre nel governo Conte I, per tre mesi è stato anche ministro per gli Affari Europei. Ma non solo, fu anche vicepresidente della Camera che oggi presiede grazie ai 222 voti a favore. Ma questo non basta a fermare le valanghe di fango. Fango e bile che coinvolgono anche la famiglia del neo eletto presidente. Ad essere presa di mira e linciata è la moglie. Non da un semplice leone da tastiera, non da un hater qualunque ma da una giornalista. Sì, l'odio, a volte, fa perdere la testa. È successo ad Elisabetta Ambrosi, giornalista de Il Fatto Quotidiano che, sicuramente in preda ad un vero e proprio attacco d'odio, ha scritto sui suoi canali social: «Ammetto. Non dico più, ma come Fontana, disprezzo anche la moglie. Chi si accoppia a tali personaggi come minimo è connivente. Poi forse, magari, è povera, non può separarsi bla bla. Resta la disistima».
È proprio vero, la rabbia acceca. Fa perdere lucidità, cautela e buon senso. «Avviso. Tutti quelli che mi hanno insultato in merito al post su Fontana, o lo faranno, saranno denunciati alle autorità competenti» scrive la giornalista dopo essere stata presa d'assalto dai commenti. Dunque, nessun pentimento. Sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Salvini che ha voluto Fontana alla guida della Camera: «Prendersela con la moglie (e mettere la foto della figlia) per attaccare il presidente della Camera è davvero una follia. A sinistra (giornalisti compresi) stanno veramente perdendo equilibrio, rispetto e buon senso».
Ma non è finita qui. Sempre sul web qualcuno è andato a ripescare dal sito della Camera una vecchia dichiarazione di Lorenzo Fontana in merito alle «cariche ricoperte e alle funzioni svolte» prima dell'elezione a deputato. Lì, in quel documento rimbalzato da una bacheca all'altra, si legge nero su bianco Inpiegato. Scritto con la «n» al posto della «m». Un errore di ortografia ripetuto per due volte. Uno sbaglio che non lo risparmia da altri attacchi. Un deputato a lui vicino ammette: «L'errore c'è, ma non è stato certo lui farlo. Sono documenti che molto spesso facciamo compilare ai nostri collaboratori. Sono pratiche burocratiche ed è uso comune farle sbrigare a loro. Lo ha fatto anche Lorenzo».
D'altronde sarebbe un errore sorprendente per uno come Fontana che può vantare ben tre lauree: in Scienze Politiche, in Storia e in Filosofia. Ma per molti è una macchia essere cattolico e di destra. Come per un gruppetto di giovani napoletani che, ieri mattina, ha messo in scena una surreale protesta. Mantello rosso, cappuccio bianco e cartellini colorati con su scritto «resistenza». La bandiera con la stella rossa non poteva mancare.
Agghindati come le ancelle di una famosa serie televisiva dove le donne vengono relegate a schiave o forzate alla procreazione, hanno chiesto le dimissioni di Lorenzo Fontana e non solo, anche di Ignazio La Russa e pure quelle di Giorgia Meloni. Eletti, fino a prova contraria, democraticamente. Ma si sa, la democrazia non piace a molti. Soprattutto a chi, come loro, occupa palazzi abusivamente. L'ultimo stabile occupato è un manicomio. Sarà solo un caso?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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