L'attacco terroristico a Bruxelles costato la vita a due cittadini svedesi è solo l'ultimo di una serie di attentati che negli ultimi anni hanno colpito il Belgio. La matrice è sempre quella del terrorismo islamico che cova nei gruppi di musulmani radicali ormai presenti nelle città europee in quartieri diventati veri e propri ghetti in cui si è costituita una società parallela con regole proprie e dove vige la legge della Sharia. Non è un caso che l'attentatore Abdesalem Lassoued vivesse in uno di questi luoghi a Schaerbeek, ormai conosciuto come un nuovo Molenbeek, il quartiere da cui provenivano i terroristi artefici della strage del Bataclan a Parigi nel 2015.
Negli ultimi anni la comunità musulmana si è estesa in varie parti della città e, il fatto che Abdesalem Lassoued provenisse da Schaerbeek, è stata la conferma dell'esistenza a Bruxelles di una città nella città. Come spiega a Il Giornale il pensatore conservatore belga David Engels che ha insegnato per anni all'Université libre de Bruxelles: «A Schaerbeek due terzi degli abitanti hanno un passato migratorio e un terzo è musulmano, un po' sopra l'attuale media dei musulmani a Bruxelles pari a circa un quarto della popolazione». Lo scorso gennaio su The Brussels Times è uscito un reportage sulla situazione a Schaerbeek intitolato «Out of control» (fuori controllo), nel quartiere si trova infatti un edificio chiamato «Palais des droits» in cui vivono illegalmente quasi mille richiedenti asilo, molti dei quali sconosciuti alle forze dell'ordine.
Il modello belga fa acqua da tutte le parti; non solo il tanto decantato multiculturalismo non funziona ma il sistema di sicurezza ha dimostrato tutta la sua inefficacia anche lunedì. Dopo aver ucciso i due cittadini svedesi e aver rivendicato l'attentato in un video sui social, Abdesalem Lassoued ha potuto vagare per ore indisturbato in giro per Bruxelles con un appariscente giubbotto arancione prima di essere intercettato solo ieri mattina intorno alle 8 un bar in cui è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Secondo David Engels «la polizia belga è nota per la sua inefficienza. Sono stati fatti molti progressi ma la polizia è ancora in gran parte a corto di personale, sottopagata e sotto costante controllo dei media per presunti atteggiamenti razzisti».
Resta il fatto che rimangono aperte numerose domande: come è possibile che l'attentatore abbia potuto muoversi in città così a lungo? Perché sono dovute
passare circa dodici ore dall'attentato prima di essere fermato dalla polizia? Quesiti che restano per il momento senza risposte ma che testimoniano la gravità del problema: la situazione in Belgio è ormai sfuggita di mano.
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