Specchia (Le) Il gip convalida il fermo, ma la tensione rimane alle stelle in un angolo di Salento divenuto autentico crocevia dell'odio. Al punto che nel suo provvedimento il giudice dispone il trasferimento in un'altra regione di Lucio, il 17enne che il 3 settembre ha ucciso la fidanzata Noemi Durini, 16 anni, di Specchia. Una decisione necessaria per allontanare lo spettro della vendetta che aleggia qui, tra questi dieci chilometri che separano casa della vittima da quella dell'assassino. L'altra notte due molotov sono state lanciate contro la villetta della famiglia del ragazzo a Montesardo, frazione di Alessano: gli ordigni non sono esplosi e non hanno provocato danni né feriti, all'interno c'erano i genitori che hanno dato l'allarme. Forse si trattava solo di un atto intimidatorio, ma è la conferma di una situazione incandescente, diventata ancor più delicata dopo che la difesa ha annunciato la richiesta di perizia psichiatrica sul 17enne per verificare la sua capacità di intendere e di volere.
Nelle ultime ore si accavallano gli appelli alla calma da parte delle istituzioni. E anche il parroco di Specchia, Antonio De Giorgi, chiede di mantenere «il controllo delle parole e delle azioni». «La rabbia afferma il sacerdote è tanta e comprensibile ma la voglia di fasi giustizia da soli non è la soluzione razionale e giusta». Il provvedimento del gip del Tribunale per i minorenni Ada Colluto è quindi mirato anche ad allentare la tensione: per questo il giudice non solo ha convalidato il fermo del ragazzino per omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, ma ha ordinato il trasferimento in una struttura protetta al di fuori della Puglia. Nello stesso tempo le abitazioni delle famiglie di Lucio e Noemi sono presidiate dai carabinieri. Il 17enne sabato è comparso nell'aula del carcere minorile di Monteroni per l'udienza di convalida: il ragazzo però si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le indagini quindi sono ferme all'ultima versione fornita mercoledì , quella in cui Lucio ha detto di essere andato a prendere la fidanzata dalla abitazione di Specchia e di essersi diretto verso le campagne di Castrignano del Capo, non molto distante da Santa Maria di Leuca: qui è scritto nel decreto di fermo firmato dal pm Anna Carbonara «con la scusa che si sarebbero fumati una sigaretta scendeva dall'auto insieme a Noemi con la quale si addentrava in un uliveto dove poi, approfittando di un momento propizio» l'avrebbe uccisa «colpendola con un coltello al collo, continuando a colpirla con delle pietre alla testa». Il giovane si sarebbe disfatto del manico del coltello «avvolto nella propria maglietta è scritto nel provvedimento - in un luogo che non saputo indicare».
L'arma non è ancora stata trovata, e questo è uno dei lati oscuri di questa storia. L'altro riguarda il ruolo del padre di Lucio, ora indagato per occultamento di cadavere. Oggi dovrebbe cominciare l'autopsia, che potrebbe fornire altri elementi utili alle indagini
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