Monaco, spari al consolato di Israele. Lo jihadista sogna "settembre nero"

Ucciso l'attentatore: austriaco di origine bosniaca, 18 anni. L'attacco nel giorno della strage del '72. I media: noto alla polizia. L'ira di Scholz

Monaco, spari al consolato di Israele. Lo jihadista sogna "settembre nero"
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Il terrore torna a Monaco di Baviera, nel 52mo anniversario della strage degli atleti israeliani compiuta dai fedayyin palestinesi di Settembre nero durante le Olimpiadi del 1972. Ieri, un 18enne austriaco di origine bosniaca ha sparato con un fucile della Seconda guerra mondiale nel centro del capoluogo bavarese, prima di essere ucciso dalla polizia. L'apparente gesto di uno squilibrato si è rivelato un nuovo attacco jihadista nel cuore dell'Europa. È stata colpita ancora la Germania, due settimane fa teatro dell'attentato di Solingen rivendicato dallo Stato islamico. A Monaco non vi sono state vittime, ma la ricostruzione dei fatti, che la polizia bolla come «tentato attacco terroristico», è indicativa della minaccia jihadista che incombe sull'Ue dai confini aperti, dove il nemico interno può passare i controlli rafforzati alle frontiere tra gli Stati membri.

Veniva in auto da Salisburgo, dove era nato nel 2006, Emrah I., il giovane che ha sparato ieri a Monaco con un fucile Mauser K98k, su cui aveva innestato una baionetta. L'obiettivo: il consolato generale di Israele, poco distante dal Centro di documentazione sul nazismo, secondo gli inquirenti. Il giovane ha tentato di introdursi nella sede diplomatica, ma non vi è riuscito. L'austriaco ha quindi ingaggiato una sparatoria con la polizia intervenuta sul posto, restando ucciso. Voleva compiere un massacro antisemita Emrah, come i terroristi di Settembre nero. Tuttavia, il 18enne non sapeva che il consolato era vuoto perché il personale era diretto alla commemorazione degli atleti israeliani uccisi dai palestinesi tra il 5 e il 6 settembre 1972. Questo dettaglio non è da trascurare perché, unito alla giovane età dell'assalitore e alla goffaggine con cui ha agito, compone il ritratto dei jihadisti di ultima generazione. Giovani, figli e nipoti di immigrati, i nuovi seguaci dello Stato islamico si radicalizzano sul web, dove ascoltano prediche d'odio degli imam più radicali. Sulle chat, le nuove leve del jihadismo, spesso lupi solitari, si scambiano piani per attentati e materiale di propaganda del sedicente «califfato» o di altre organizzazioni terroristiche. Lo Stato islamico sfrutta insoddisfazione, disagio, risentimento per l'Occidente delle promesse non mantenute e della decadente secolarizzazione covati da tanti giovani musulmani, che nella loro fede cercano rifugio. Emrah è un esempio, con i compagni di scuola che lo ricordano come un intransigente seguace dell'Islam. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz dopo la sparatoria ha spiegato che in Germania «non c'è posto per antisemitismo e islamismo». Ma il giovane fantasticava di attentati dinamitardi ed era in possesso di materiale di propaganda del gruppo jihadista siriano Jabhat al Nusra, come nel 2023 scoprirono le autorità austriache durante un'indagine a suo carico. Era dunque noto come islamista. Il procedimento portò tuttavia alla classificazione di Emrah come possibile radicalizzato, ma venne sospeso. Così il giovane è arrivato tranquillamente a Monaco con un Mauser come quello in dotazione alla 13ma divisione da montagna delle Waffen-SS Handschar.

È il reparto reclutato nel '43 dai nazisti tra i musulmani bosniaci con la benedizione di Muhammad Amin al Husayni, Gran Muftì di Gerusalemme in esilio a Berlino. La svastica e la mezzaluna unite dall'obiettivo dello sterminio degli ebrei, che a 18 anni Emrah ha fatto suo.

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