Montanelli e gli orrori che la sinistra fa finta di non vedere

Le femministe e la sinistra radical chic agita lo spettro di Indro Montanelli "stupratore colonianista", ma si dimentica dei tanti "mostri" ancora vivi e di cui preferisce tacere

Montanelli e gli orrori che la sinistra fa finta di non vedere

Molto si è detto e si è scritto sulla figura di Indro Montanelli, fondatore di questo storico quotidiano, ma in pochi sono stati in grado di distinguere il peccato dal peccatore.

Una figura complessa e, per certi versi, anche controversa come quella di Montanelli non può ridursi a una visione macchiettistica come quella che lo scrittore Christian Raimo ha voluto dare ieri durante la trasmissione Quarta Repubblica. "Stupratore, pedofilo, assassino, mentitore, suprematista razzista e antidemocratico fascista". Ci mancava soltanto che lo definisse persino comunista e il carnet degli insulti sarebbe stato completo. Eppure Montanelli, nell’ultimo scorcio della sua vita, è stato accusato anche di essere diventato comunista. Non è un mistero che, dopo la rottura con Silvio Berlusconi, il giornalista toscano appoggiò apertamente Romano Prodi diventando così l’idolo di una certa sinistra.

Montanelli, nella prima parte della sua vita, come tutti i giovani del suo tempo, è stato fascista e da tale si è comportato fino al 1937 quando divenne un fuoriuscito del regime e iniziò a collaborare col Corriere della Sera come corrispondente dall’estero nei Paesi del Nord Europa. Raimo contesta la veridicità del racconto di Montanelli sulla sua liberazione dalla prigionia che subì ad opera dei nazisti. Non è il caso di ripercorrere l’intera vita del noto giornalista né intavolare una disquisizione storica su come sfuggì ai tedeschi. Un fatto è inconfutabile: per gli occupanti nazisti era un nemico. Basta ripercorrere rapidamente l’evoluzione del pensiero politico di Montanelli per capire che era un uomo dalle mille sfaccettature: fascista, antifascista, anticomunista, criticò sia De Mita sia Craxi e, infine, fu antiberlusconiano. In tutta la sua vita sono state più le volte che è andato controcorrente, contro il pensiero dominante piuttosto che i periodi in cui ha appoggiato il governo di turno.

Era un giornalista libero e controcorrente. Tale libertà che tutti gli riconoscono nella sfera pubblica, gli viene negata per quanto riguarda la sfera privata. Sia chiaro che nessuno sostiene che Montanelli dovesse avere la libertà di violentare una 12enne, ma è legittimo che un uomo non riesca o non voglia riconoscere di aver commesso un crimine, per quanto orribile possa essere. No, tale libertà a Montanelli non viene concessa. Ma, se dovessimo giudicare il mondo di ieri con gli occhi oggi, allora dovremmo chiedere che vengano bruciati tutti i libri e tutte le opere di Leonardo Da Vinci che finì sotto processo per sodomia dopo aver avuto un rapporto col ‘gigolò’ 17enne Jacopo Saltarelli. Lo stesso dovremmo fare per gli scritti e i film di Pier Paolo Pasolini. E, ancora, dovremmo chiedere che tutti i dischi di Michael Jackson vengano ritirati dal mercato musicale mondiale. E che dire degli scritti dei pedofili Platone e Aristotele? La lista sarebbe lunga e, forse, sarebbe il caso lasciare che i morti facessero i conti con la propria coscienza.

Sarebbe più opportuno concentrare i propri sforzi nel combattere i delitti contro i minori che vengono perpetrati oggi dai vivi. Tra coloro che vogliono abbattere la statua di Montanelli, in quanti si sono spesi per affrontare non solo il caso di Bibbiano, ma soprattutto la vicenda Forteto? Nella comunità fondata da Rodolfo Fiesoli per circa quarant’anni si sono consumati i peggiori crimini contro i minori eppure la sinistra ha sempre taciuto su questo tema e, anzi, nella scorsa legislatura il Pd ha impedito che nascesse una commissione d’inchiesta parlamentare. Ora tale commissione è stata costituita e Fiesoli si trova in carcere, ma di questa vicenda si parla sempre troppo poco.

In questi giorni le femministe non hanno agitato le loro bombolette contro l’ambasciata dell’India, Paese dove la prassi delle spose-bambine è ancora in vigore, oppure contro la Cina dove il lavoro minorile è una pratica ancora ampiamente in voga. Le roulotte parcheggiate nei campi rom non sono state imbrattate eppure i figli dei nomadi non vengono mandati a scuola, ma usati per compiere reati o per chiedere l’elemosina. E anche il nostro Paese, purtroppo, non è immune dal fenomeno delle bambine rom che vengono date in sposa a uomini del proprio clan molto più grandi di loro. Non ci sono stati particolari gesti di sdegno, né con lo spray né con le genuflessioni, quando nel 2018 Desireé Mariottini è stata trovata uccisa all’interno di uno stabile occupato dai migranti dopo essere stata barbaramente violentata.

In quel caso non è arrivata alcuna richiesta di sgombero e le femministe non hanno proferito parola quando nell’agosto dell’anno scorso 6 ragazzi hanno abusato di una 17enne all’interno dei locali di un centro sociale di Ivrea. Evidentemente è più facile andare a cercare gli scheletri negli armadi di chi non c’è più anziché prendere coscienza del fatto che i veri mostri sono ancora vivi eppure si preferisce non vederli.

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