Sul Mes c'è un "dibattito surreale, esistente solo in Italia". Lo ha detto l'ex presidente del Consiglio e ora senatore Mario Monti, intervenendo in Aula al Senato.
"Non dobbiamo esitare a criticare anche duramente l'Unione Europea- ha specificato- ma è meglio farlo laddove lo merita" e quando le critiche hanno un senso. Altrimenti il dibattito si trasforma in una lite "controproducente" per il nostro Paese. Per esempio, si sarebbero potute sollevare critiche più incisive sul Quadro finanziario pluriennale e qui Monti chiama in causa il premier Conte: "Lei presidente è stato critico sul Quadro, ma io credo si possa essere anche più duri", ha detto il senatore. Meglio, infatti, "attaccare" l'Europa su temi come questo, "piuttosto che su argomenti surreali e quasi di fantasia, come il Mes". Poi Monti promuove le "comunicazioni pragmatiche e coerenti che ridimensionano il dibattito esistente" del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in Senato.
Infine, il senatore ed ex premier ragiona sulle "preoccupazioni che ispirano anche i partiti cosiddetti sovranisti, dall'immigrazione massiccia al terrorismo", che "possono essere risolte solo sul piano europeo, dunque qui si apre uno spazio per il governo, per mettere a punto proposte persuasive".
Oggi il premier è intervenuto alle Camere per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. Alle 9.30 ha fatto il suo discorso alla Camera e alle 15.30 al Senato. Il tema principale, che sarà al centro anche a Bruxelles, è il fondo salva Stati, con la maggioranza che presenterà la risoluzione per la trattativa in sede europea, su cui il Parlamento è chiamato a votare. "L'Italia non ha nulla da temere- ha detto Conte-Il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali". Poi ha aggiunto che "la posizione del governo in sede europea sarà sempre presente con gli indirizzi definiti dalle Camere", specificando che in caso di attivazione del Mes, "il Parlamento sarà coinvolto". Poi aveva specificato che "la revisione del trattato sul meccanismo europeo di stabilità non apporta modifiche sostanziali al trattato già esistente e non introduce, ed è nostra ferma intenzione che questo non accada, alcun automatismo nella ristrutturazione del debito di uno Stato, ma lascia alla Commissione europea il fondamentale ruolo di valutarne la sostenibilità e di assicurare la coerenza complessiva delle analisi macroeconomiche effettuate sui Paesi membri".
Nonostante l'acceso dibattito scatenatori dopo le
comunicazioni, il premier ha dichiarato di non essere preoccupato per il voto in Senato: "Adesso vediamo, con la massima prudenza rispetto alle prerogative del Parlamento", aveva commentato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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