Prima il Morra da censurare, poi quello censurato dalla Rai che veste i panni della vittima, chiedendo conto ai vertici di viale Mazzini del perché al figlio di Riina sia stato concesso quel passaggio in tv che a lui è stato negato. E aggiunge altra benzina sul fuoco, sostenendo che la sua «delegittimazione» è parte di una strategia riservata a chi «dia fastidio» alla mafia. Quanto è bastato a Salvini per partire all'attacco: «Secondo Morra ha detto ieri il leader del Carroccio - chi ha chiesto le sue dimissioni sarebbe amico della mafia. A nome di milioni di italiani perbene querelo questo cretino».
Prosegue insomma sempre su toni sopra le righe la polemica per le affermazioni del presidente della Commissione antimafia Nicola Morra sugli elettori calabresi e sulla malattia della governatrice Jole Santelli, scomparsa poco più di un mese fa. E la bagarre intorno al senatore a Cinque stelle adesso si arricchisce di nuovi elementi, dopo la decisione della Rai di fermare all'ultimo minuto la partecipazione del politico pentastellato, venerdì sera, alla puntata di Titolo V, su RaiTre. E così se a caldo quelle frasi avevano sollevato un polverone trasversale, spingendo tanti a censurare il suo comportamento e a chiederne le dimissioni, e persino il «suo» M5s a prendere le distanze dal proprio esponente, ieri a finire nel mirino per la decisione di non far entrare in studio Morra invitato tre giorni prima, già negli uffici Rai di Napoli, microfonato e in attesa di collegarsi è stata proprio la tv di Stato. Che, di fronte alle accuse di censura, si è difesa con una nota, spiegando che di fronte alle polemiche di venerdì, «pur nella consapevolezza della difficoltà di prendere una decisione che sarebbe stata comunque controversa, ha preferito adottare una linea di massima prudenza e tutela ed evitare di alimentare le molte polemiche che si stavano sviluppando su un tema così complesso». Viale Mazzini stigmatizza poi «le modalità con le quali è stata comunicata questa decisione» dallo stesso Morra, assicurando che lo stesso avrà «altre opportunità» in Rai «per esprimere il suo punto di vista», ma ormai la stura al nuovo capitolo è stata data. E stavolta anche molti esponenti a Cinque stelle dalla senatrice Laura Bottici al deputato calabrese Giuseppe D'Ippolito - si schierano con Morra, e pure il segretario della commissione di Vigilanza, Michele Anzaldi di Italia Viva, spiega di «non schierarsi con Morra ma con il giornalismo e con la libertà di informazione». Anche i vertici di Fnsi e Usigrai, pur provando «il più profondo disgusto» per le parole di Morra sulla Santelli, definiscono «un errore, nei modi, nei tempi e nel merito» la decisione di viale Mazzini. Così lo stesso Morra, che due giorni fa si era scusato (seppur in modo controverso), ieri a Omnibus, su La7, riguardo alla sua esclusione da Titolo V la mette giù leggera: «Quando dai fastidio alla mafia - dice - vieni infangato».
A quel punto Salvini, come detto, annuncia querela, la Lega e Fratelli d'Italia annunciano che diserteranno i lavori in antimafia finché sarà il senatore M5s a presiederla, e pure il vicepresidente di Fi Antonio Tajani taglia corto: Morra «non può occupare quell'incarico» perché «continua a offendere la memoria di Jole Santelli e quella di tutti i malati che non dovrebbero svolgere ruoli elettivi».
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