Morra scaricato persino dai grillini. E lui per scusarsi insulta Forza Italia

Il presidente dell'Antimafia, criticato dai vertici M5s, ammette di avere offeso la defunta Jole Santelli. Però accusa gli azzurri: c'è il dna di Dell'Utri. Berlusconi: offende la memoria

Morra scaricato persino dai grillini. E lui per scusarsi insulta Forza Italia

Sarà anche perché tra non troppi mesi si vota, ma non c'è pace sulla Calabria. Dopo la saga dei commissari, ha fatto il botto il senatore Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, genovese trapiantato e noto esponente del grillismo calabrese, richiamato all'ordine addirittura dal suo partito. Alla fine persino lui, da lunga pezza abituato alle proprie dichiarazioni estreme, ha ammesso di avere esagerato: è risultato inaccettabile a tutti il suo aver coinvolto in un discorso sui rapporti tra sanità calabrese e 'ndrangheta il tumore di Jole Santelli, sfidato insieme alle polemiche in campagna elettorale dalla ex presidente della Regione Calabria e vicepresidente della commissione Antimafia, morta il 15 ottobre scorso, poco più di un mese fa. Sono insorte, ferite nei sentimenti, anche le sorelle di lei, chiedendo le dimissioni del presidente della commissione Antimafia.

«È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita» le parole tranchant di Morra a Radio Capital, riferite all'arresto del presidente del consiglio regionale calabrese Domenico Tallini, Fi («impresentabile» secondo la commissione Antimafia), ma sostanzialmente estese - sia pure in modo più garbato - all'elezione della Santelli. Con piena, esplicita consapevolezza: «Sarò politicamente scorretto. Era noto a tutti che la presidente della Calabria fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c'è un abisso». L'abisso che si è spalancato anche sotto Morra, finito sotto accusa per aver offeso la memoria della Santelli, i malati oncologici e anche le capacità di discernimento elettorale dei calabresi dai quali è stato mandato in Senato.

Alla fine Morra ha abbozzato delle scuse, come richiesto dal capogruppo 5s alla Camera, Davide Crippa, quando da ore il coro indignato risuonava anche sulle labbra dei politici di maggioranza e l'opposizione insisteva per le dimissioni. Ma mentre una nota dei 5stelle lo criticava, a difenderlo è intervenuta Barbara Lezzi: «Chi prende le distanze da Morra non parla a nome dei 5S».

In pieno caos, la Rai ha annullato la partecipazione di ieri sera di Morra a «Titolo quinto», la trasmissione su Rai3 da cui sono partite le prime dimissioni, quelle del commissario Saverio Cotticelli. Come ha spiegato in diretta la conduttrice, è stata una decisione aziendale. «Scelta opportuna» approva il vicepresidente azzurro, Antonio Tajani.

Sconvolta dalla vicenda l'opposizione. Silvio Berlusconi: «Le gravi affermazioni offendono l'intera comunità calabrese e la memoria di una nostra cara amica». Ancora: «La maggioranza si dissoci». Il segretario della Lega, Matteo Salvini, invita il senatore a dimettersi: «Parole vomitevoli». Così Fdi. Critico il Pd. «Parole insopportabili. Morra si scusi con i calabresi e con la famiglia di Jole Santelli», l'attacco del capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci. «Morra sbaglia, è la 'ndrangheta il vero problema» la critica del vice capogruppo e capogruppo dem in commissione Antimafia, Franco Mirabelli. Indignata l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, che lo accusa di «sessismo» e attacca: «Può un rappresentante delle istituzioni esprimersi così?».

Morra ha provato a cavarsela con una precisazione.

Ma le scuse («ho il massimo rispetto per i malati») si sono trasformate in un nuovo attacco, questa volta a Marcello Dell'Utri definito «un problema nel Dna» di Fi. Insomma, accuse al posto delle scuse. Secondo Morra, d'altra parte, un solo uomo può salvare la Calabria: Gino Strada.

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