Le parole del vicepremier Matteo Salvini che ha aperto all'ipotesi di un mini-condono edilizio e si è espresso contro la regolamentazione degli affitti brevi hanno suscitato come prevedibile numerose reazioni alimentando il sempre attuale dibattito sulla casa in un paese come l'Italia con oltre il 70% delle famiglie proprietarie dell'abitazione in cui vive.
Ciclicamente torna in auge l'ipotesi di introdurre nuove tasse sulla casa e c'è chi propone una patrimoniale dimenticando che una patrimoniale esiste già nei fatti e si chiama Imu. L'Imposta Municipale Propria si paga a livello comunale sul possesso dei beni immobiliari (esclusa la prima casa) ed è a carico del proprietario. Introdotta dal governo Monti nel 2012, porta ogni anno nelle casse dello Stato circa 22 miliardi di euro e, da quando è entrata in vigore, si calcola abbia contribuito per 270 miliardi ai bilanci pubblici.
L'altra grande tassa sulla casa è la Tari, la tassa sui rifiuti solidi urbani, l'imposta versata dai cittadini per i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che deve pagare anche chiunque possegga locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti. Secondo i dati della Uil, la Tari nel 2022 ha toccato un costo di 325 euro di media con una crescita del 3,7% e negli ultimi cinque anni è aumentata mediamente del 7,7%.
Se si è proprietari di un immobile e si decide di affittarlo è necessario pagare ulteriori tasse e in questo caso ci sono due opzioni: aderire al regime di tassazione ordinaria oppure aderire al regime di cedolare secca.
La cedolare secca prevede un'aliquota fissa pari al 21% e si può applicare solo per gli affitti brevi, negli altri casi fa fede lo scaglione IRPEF di appartenenza così suddiviso: reddito fino a 15.000 euro: aliquota del 23%; reddito tra 15.001 e 28.000 euro: aliquota del 27%; reddito tra 28.001 e 55.000 euro: aliquota del 38%; reddito tra 55.001 e 75.000 euro: aliquota del 41%; reddito superiore a 75.000 euro: aliquota del 43%.
Nella babele fiscale italiana non potevano mancare le tasse sull'acquisto della casa che consistono in un'imposta di registro del 2% sul valore dell'immobile (se si tratta di prima casa) e del 9% dalla seconda casa in poi, oltre all'imposta ipotecaria e catastale nella misura fissa di 50 euro l'una. Nel caso si tratti di una seconda casa le tasse aumentano notevolmente senza contare tutte le altre spese che l'acquirente deve sostenere a partire dal Notaio, capitolo a parte è il caso in cui si decida di aprire un mutuo per l'acquisto dell'immobile.
Come se già non bastassero le tasse locali e nazionali, anche l'Unione europea vuole mettere le mani sul patrimonio immobiliare colpendo in particolare gli italiani con la direttiva case green che prevede l'efficientamento energetico degli edifici residenziali che dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Si tratta a tutti gli effetti di una patrimoniale mascherata poiché saranno i cittadini a sostenere i costi delle ristrutturazioni.
Secondo Confedilizia, se la direttiva Ue fosse approvata, il costo degli interventi per le famiglie italiane potrebbe variare tra i 66 e i 90 miliardi di euro in un primo step e addirittura tra i 444 e i 600 miliardi nel secondo step di efficientamento, mentre non sarebbe possibile fare stime realistiche sugli immobili a impatto zero a causa dei costi elevatissimi. Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia da sempre impegnato a difesa della proprietà, spiega: «In un paese come l'Italia in cui c'è l'Imu che è una patrimoniale da 22 miliardi l'anno e il rischio di una patrimoniale mascherata attraverso la direttiva case green dell'Ue, bisognerebbe sgravare gli oneri fiscali ai proprietari e non introdurne ulteriori».
Oltre a una questione economica nel dibattito sulla casa c'è però anche un tema culturale di fondo: finché non si
inizierà a considerare la proprietà immobiliare come un bene sacro in cui, meno lo stato e le entità sovranazionali come l'Ue interferiscono e meglio è, sarà difficile fermare l'introduzione di nuove tasse sulla proprietà.
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