Morta la presidente dell'Anpi che gridava alla Lega "fascista"

Addio a Carla Federica Nespolo, primo presidente donna e non partigiano - dell'Anpi

Morta la presidente dell'Anpi che gridava alla Lega "fascista"

Addio a Carla Federica Nespolo, primo presidente donna e non partigiano - dell'Anpi. La Nespolo, nata il 4 marzo del 1943, come Lucio Dalla, scomparsa ieri dopo una lunga malattia, per ovvi motivi anagrafici non poteva aver combattuto in guerra. Di partigiani, in famiglia, aveva lo zio materno, Amino Pizzorno, mentre lei le sue battaglie le ha combattute, in senso figurato, nell'agone politico, dopo la laurea in pedagogia e l'insegnamento, militando nel Pci e poi nel Pds per 4 legislature, prima alla Camera e poi al Senato, per poi passare all'Anpi di cui è stata a lungo tra i vicepresidenti prima che il suo predecessore, Carlo Smuraglia, interrompesse a 94 anni il suo secondo mandato lasciando la presidenza alla Nespolo, eletta all'unanimità a novembre 2017. Amante dei gatti, cugina dell'artista Ugo Nespolo, in Parlamento Carla Nespolo aveva privilegiato temi come la scuola, i diritti delle donne, l'ambiente e i diritti degli animali. All'Anpi, soprattutto da presidente, ha invece declinato in modo differente e attualizzato l'antifascismo che fa parte del Dna dell'associazione. Puntando più sui nuovi «nemici» che sui vecchi simboli del fascismo, e «sostituendo» Salvini a Mussolini. Se per rispettare il «core business» Anpi anche lei aveva ribadito la richiesta di scioglimento delle formazioni «filofasciste», buona parte dei suoi attacchi erano infatti rivolti al leader leghista, le cui «politiche razziste» erano, per la Nespolo, la «culla del fascismo». Al centro del mirino i decreti sicurezza e le politiche sull'immigrazione. «L'Italia entra nell'incubo dell'apartheid giuridico», aveva attaccato la Nespolo commentando il primo Dl, a novembre 2018, invitando all'«indignazione permanente» e alla «resistenza civile e culturale», per poi rilanciare ad agosto 2019 per il Dl sicurezza bis («Quando si tradisce la Costituzione, è il momento della resistenza»).

E a luglio 2018, quando il leader leghista, proprio in risposta agli attacchi subiti per le politiche sui migranti, aveva postato su Facebook una sua foto «nel mirino» con un motto al profumo di Benito: «Tanti nemici, tanto onore», la Nespolo aveva definito «inaccettabile» che un ministro della Repubblica «faccia suo lo stile propagandistico di Mussolini, un criminale, guerrafondaio, massacratore della libertà e dei più deboli». Anche col nuovo governo la Nespolo aveva reclamato invano, fino a oggi - la cancellazione dei decreti sicurezza, la cui modifica sta arrivando solo ora al tavolo del governo.

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