Morte sul web, a processo per aver diffuso il video

Gli imputati sono 14: hanno condiviso il filmato di due turiste decapitate dall'Isis in Marocco

Morte sul web, a processo per aver diffuso il video

Il video è ancora lì: terzo risultato su Google a una semplice ricerca con le parole chiave. La ragazza di cui viene mostrata la decapitazione è una delle due turiste uccise a dicembre in Marocco da presunti affiliati all'Isis. La scarsa qualità delle immagini non permette di capire se si tratti di Louisa Vestager Jespersen, 24enne danese, o della sua amica norvegese Maren Ueland, 28 anni. Per ora sono 14 le persone indagate per aver contribuito a diffondere online il filmato. Ma potrebbero diventare migliaia: tante quante le condivisioni in rete. Un minuto e quindici secondi di orrore che hanno raggiunto persino le famiglie delle vittime, come riporta il New York Times.

È una mossa inedita quella delle autorità danesi: si tratta di uno dei primi casi in cui vengono perseguiti penalmente gli utenti che hanno condiviso sul web contenuti violenti collegati al terrorismo, a prescindere dall'intento criminale dietro il loro gesto. Non importa che due delle persone coinvolte abbiano 13 anni e che altre quattro siano minorenni: insieme ad altri sei dovranno rispondere dell'accusa di violazione della privacy in circostanze «particolarmente aggravanti» ai danni delle due ragazze uccise e delle rispettive famiglie. Se saranno ritenuti colpevoli, rischiano fino a tre anni di carcere per aver contribuito a far girare quei contenuti sul web, rendendoli (tuttora) accessibili a chiunque. Gli altri due nomi iscritti nel fascicolo degli indagati sono invece accusati di terrorismo: hanno condiviso il filmato in rete accompagnandolo con espressioni di «gioia o divertimento» e inneggiando all'atto. Ma per quanto riguarda il primo filone, ora l'inchiesta potrebbe proseguire andando a recuperare tutti coloro che hanno contribuito a dare visibilità alle immagini della decapitazione. L'applicazione dell'articolo in questione del codice penale danese in un caso del genere è una novità: fino a questo momento veniva utilizzato soprattutto nei casi di revenge porn, cioè di condivisione pubblica di immagini o video intimi senza il consenso del (o, più spesso, della) protagonista.

Il legale dei Jespersen ha detto alla stampa danese che la famiglia è soddisfatta di questa prima azione legale, perché, oltre al dolore della perdita della figlia, «sapere che il video degli omicidi di Louisa e Maren girava sui social media era estremamente pesante e offensivo». Le due amiche sono state aggredite e uccise mentre si trovavano in Marocco per una vacanza a metà dicembre. L'ultima notte l'hanno trascorsa accampate alle pendici del monte Toukbal, a una settantina di chilometri dalla capitale Marrakech, per poi scalarne la vetta. Non ce l'hanno fatta: i loro corpi, decapitati, sono stati ritrovati il 17 dicembre.

Tra gli indagati per la loro morte ci sono quattro uomini che, in un altro video, avevano dichiarato fedeltà allo Stato Islamico. In manette è finito anche un cittadino svizzero con passaporto spagnolo accusato di essere stato l'istigatore e addestratore dei terroristi.

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