Mosca respinge la mediazione del Vaticano. E lo Zar cancella il suo discorso di fine anno

Dal Cremlino un no al dialogo. Cresce il dissenso interno, il leader non va in tv

Mosca respinge la mediazione del Vaticano. E lo Zar cancella il suo discorso di fine anno

La propaganda sta di casa al Cremlino. Ma quando la realtà dei fatti si scontra con l'inutilità delle vuote parole, ecco che qualsiasi frase, anche la più rindodante, diventa null'altro che una farsa. E così, dopo mesi in cui la Russia si diceva pronta a trattare e a intraprendere un percorso di pace, ecco che Mosca butta la palla in tribuna e respinge la mediazione offerta dalla Santa Sede.

Ieri il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha lanciato l'ennesimo appello per un dialogo che ponga fine al conflitto in Ucraina. «Siamo disponibili, credo che il Vaticano sia il terreno adatto. Offriamo uno spazio in cui le parti possano incontrarsi e avviare un dialogo, a loro individuare la metodologia di lavoro e i contenuti», ha detto, ribadendo parole e appelli lanciati da Papa Francesco negli ultimi mesi. Ma niente, Mosca non ci sente e tramite la sempre ineffabile portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, megafono della più becera propaganda russa, respinge l'offerta. «Temo che i fratelli ceceni e buriati, oltre a me, non lo apprezzerebbero. Per quanto ricordo, non ci sono state parole di scuse dal Vaticano», ha detto, rievocando le accuse di crudeltà ai soldati buriati e ceceni in Ucraina espresse nei giorni scorsi dal Pontefice. Un muro, che potrebbe però sgretolarsi in qualche modo dall'interno. Proprio nel momento in cui il consenso per il leader Vladimir Putin è in costante calo, con sempre più persone che ne contestano le scelte belliche (al netto della quasi impossibilità di esprimere il proprio dissenso) c'è una decisione dello Zar che fa discutere. Il presidente russo non terrà la consueta conferenza stampa di fine anno, un happening tradizionale che spesso sfociava in monologhi di ore in cui Putin parlava di qualsiasi cosa. Solo nel 2005 l'aveva cancellata ma se dal Cremlino assicurano che sia tutto normale (e nessuno se ne stupisce) in molti interpretano la scelta come sintomo di debolezza politica.

Intanto, tra parole dure e silenzi che fanno rumore, il conflitto va avanti. Se il capo dell'intelligence di Kiev annuncia che i russi hanno a disposizione missili soltanto per 5 raid al massimo, gli attacchi continuano in tutto il Paese. Nel mirino sempre Kherson, città da cui gli ucraini hanno scacciato i russi. In un attacco di artiglieria due civili sono rimasti uccisi, danneggiate abitazioni e un gasdotto. la controffensiva ucraina ha attaccato la dirigenza filo-russa con una serie di attentati che ha portato al ferimento di alcuni dirigenti. Colpiti duramente anche i distretti di Nikopol e Marhanets mentre nella città occupata di Melitopol, secondo fonti ucraine, le forze russe «sono nel panico e si stanno riposizionando». Sulla costa della Crimea invece, un video mostra le truppe russe al lavoro per scavare trincee sulla spiaggia, probabilmente nella preoccupazione che Kiev voglia lanciare una controffensiva nella regione contesa.

L'Europa non resta a guardare anche se non c'è ancora accordo tra i ministri sul nono pacchetto di sanzioni contro la Russia «ma spero che ci riusciremo questa settimana», conferma l'Alto rappresentante Ue per la politica estera

Josep Borrell. Sarebbe invece stata trovato l'accordo per il pacchetto di aiuti all'Ucraina da 18 miliardi di euro e il conseguente via libera al Pnrr ungherese che avrebbe quindi fatto cadere il veto sul sostegno a Kiev.

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