La mossa di Berlino e l'ira del governo. "Così ci giochiamo 40 milioni di dosi"

Draghi sente Speranza e convoca Gabrielli e Curcio. Stop inatteso, poi dialogo coi leader Ue. Timori per la campagna. "Richiami garantiti"

La mossa di Berlino e l'ira del governo. "Così ci giochiamo 40 milioni di dosi"

Lo stop ad AstraZeneca evoca lo spettro del fallimento per la campagna vaccinale europea e quindi italiana. Il timore concreto è che il piano per la profilassi possa essere compromesso. Il dato è allarmante, è il ragionamento: entro marzo senza Astrazeneca si passa da 7 milioni di dosi disponibili a 4. Per il secondo trimestre verrebbero a mancare 10 milioni di dosi ovvero il 20 per cento del totale e nel terzo il 30 per cento del totale. Certamente, controbilanciano i più ottimisti, si continuerà a vaccinare con Pfizer e Moderna e Johnson&Johnson. Ma il vaccino Janssen non arriverà prima di metà aprile. E proprio ora che si doveva correre invece arriva la frenata. Lo stop è una mossa comune e concordata dei governi Ue? Ufficialmente sì. «La decisione della sospensione delle somministrazioni del vaccino Astrazeneca, per ragioni esclusivamente precauzionali da parte di Aifa, è stata assunta dopo un colloquio tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza», fanno sapere da Palazzo Chigi precisando che Speranza aveva avuto «colloqui con i ministri della Salute di Germania, Francia e Spagna». Si tratta assicurano di una decisione temporanea «in attesa delle prossime valutazioni di Ema».

Lo stop però appare una conseguenza inevitabile della decisione della Germania, che ha ignorato il parere dell'Ema sulla sicurezza e l'efficacia di Astrazeneca ribadito anche ieri in audizione all'Europarlamento da Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell'Agenzia europea del farmaco. L'Ema si riunirà nuovamente giovedì per una decisione definitiva e anche l'Oms ha ribadito che le somministrazioni non vanno interrotte.

Di fronte alla crescente preoccupazione dei cittadini e all'aumento delle disdette dietro consiglio del Paul-Ehrilich Institut il governo tedesco ha deciso lo stop seguito subito dopo dal governo francese. E se era possibile proseguire dopo il blocco di Danimarca, Norvegia, Bulgaria, Irlanda e Olanda, fermando soltanto lotti specifici interessati ai casi di reazioni avverse come scelto già da altri paesi e dalla stessa Italia, con la frenata della Germania era impossibile proseguire.

Una scelta che rischia di mandare all'aria un piano vaccinale che la Commissione europea e anche il governo italiano erano in realtà decisi a mandare avanti. Ieri il premier Draghi ha convocato d'urgenza il numero uno della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, per aggiornare la strategia. Sembra comunque impossibile si possa rinunciare a 40 milioni di dosi. E se si affossa Astrazeneca, si fa notare, si favoriscono gli altri vaccini. Compreso Pfizer-BionTech, prodotto anche in Germania.

Lo stop avrebbe lo scopo di riconquistare la fiducia dei cittadini nei confronti di questo vaccino che ha avuto un percorso travagliato fin dall'avvio della sperimentazione. Anche se si sottolinea che si tratta di un arresto temporaneo e precauzionale, sono in molti a temere che si ottenga l'effetto contrario e i cittadini perdano del tutto la fiducia.

Rassicurazioni arrivano dal direttore del dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. «La sospensione temporanea delle somministrazioni del vaccino AstraZeneca è stata decisa in via soltanto precauzionale in accordo con Germania e Francia. Ema si riunirà a breve per chiarire ogni dubbio in modo da poter ripartire al più presto e in completa sicurezza con il vaccino AstraZeneca nella campagna vaccinale. Confidiamo, perciò, che chi ha ricevuto la prima somministrazione del vaccino AstraZeneca riceverà la seconda nei tempi previsti», promette Rezza.

Ma intanto sono state congelate migliaia e migliaia di prenotazioni.

Le dosi di Astrazeneca finora somministrate sono soltanto poco più di un milione. «Questa sospensione è un danno enorme - denuncia l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato - Aspettare giorni potrebbe rappresentare il fallimento dell'Europa in questa campagna vaccinale».

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