Mossa in extremis per bloccare la norma "salvaladri"

La corsa contro il tempo del ministro Nordio. Si rischia la scarcerazione di centinaia di persone

Mossa in extremis per bloccare la norma "salvaladri"

Più che un decreto legge sarà una inversione a U, una manovra a tutta velocità per impedire che la mattina dopo entrino in vigore norme che il nuovo governo ritiene incompatibili con una lotta efficace alla criminalità grande e piccola. Le norme urgenti sul fronte della giustizia che il governo Meloni si appresta a varare domani, nella sua prima riunione operativa, sono una sconfessione eclatante di uno dei provvedimenti che il ministro di Draghi, Marta Cartabia, aveva inserito nei decreti legislativi varati nell'agosto scorso su delega del Parlamento, nel segno del garantismo e dei diritti dei detenuti. A costringere il nuovo Guardasigilli, Carlo Nordio, ad agire con la massima fretta c'è il comma della riforma Cartabia che fissa al 2 novembre l'entrata in vigore di alcune norme. Se la riforma entrasse in vigore anche per un solo giorno, le sue innovazioni resterebbero di fatto in vigore per anni, in quanto più favorevoli agli imputati. Quindi Nordio ha spiegato al premier che l'unica strada era intervenire prima che scoccasse la mezzanotte di Ognissanti.

A spingere verso una inversione di rotta era stata nei giorni scorsi anche buona parte delle Procura: che avevano segnalato come nel giro di pochi giorni si sarebbero trovate costrette a scarcerare centinaia e forse migliaia di accusati di furto aggravato, salvati dalla norma che rende questo reato procedibile solo a querela di parte. la norma veniva considerata dai pm una sorta di «salvaladri»: non solo dei ladri occasionali e per necessità, ma anche dei professionisti del ramo. Da Torino era giunta la segnalazione di due rom gravati da condanne in primo grado a cinque anni di carcere, destinati a venire liberati e prosciolti definitivamente.

Il decreto che Nordio porterà in Consiglio dei ministri non potrà azzerare la norma, ma ne rinvierà l'entrata in vigore fino a fine anno: sarà il Parlamento, prima di quella data, a dover varare una controriforma dal sapore fortemente identitario, nel solco della politica di tolleranza zero annunciata dal nuovo esecutivo.

Lo stesso vale per l'altro punto su cui il governo si appresa a decretare d'urgenza, il cosiddetto ergastolo ostativo. Una sentenza della Corte Costituzionale imponeva la possibilità di alcuni benefici penitenziari, a partire dalla liberazione condizionale, anche ai detenuti con «fine pena mai» per reati di criminalità organizzata. Dopo una serie di sollecitazioni -sia da parte dell'avvocatura liberal che delle associazioni dei detenuti - la Corte Costituzionale, che aveva fissato per il prossimo 8 novembre la data ultima concessa al Parlamento per venire incontro alle sue indicazioni, altrimenti sarebbe intervenuta direttamente rimuovendo i vincoli ai benefici carcerari anche per i mafiosi non pentiti.

Nordio e la Meloni ritengono che una apertura così totale possa costituire un favore alla criminalità organizzata, e quindi si preparano a varare una norma che accoglie le indicazioni della Consulta ma ne minimizza la portata. Anche a costo di andare a un primo scontro con la Corte Costituzionale.

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