La mossa di Ursula: via le spese militari dal patto di stabilità. Kallas: truppe a Kiev

Plauso dell'Italia: "Una nostra vittoria". Ancora in bilico gli eurobond per la Difesa

La mossa di Ursula: via le spese militari dal patto di stabilità. Kallas: truppe a Kiev
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Arriva da Monaco l'annuncio a cui da settimane gli sherpa italiani lavorano senza sosta: la sospensione del Patto europeo di stabilità e crescita per finanziare la Difesa. Ben presto, le regole comuni di bilancio non varranno più per questo settore strategico, ha spiegato ieri la presidente della Commissione Von der Leyen all'annuale conferenza sulla sicurezza: «Proporrò di attivare la clausola di salvaguardia per gli investimenti in Difesa». Immediati, da Roma, il plauso della premier Meloni e la soddisfazione del ministro Crosetto che considera l'annuncio una vittoria politica e diplomatica del governo italiano, «oltreché della ragione».

Vari temi si intrecciano in Baviera: da come affrontare in prospettiva le minacce di Mosca a come garantire sicurezza all'Ucraina. L'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Kallas, sferza i 27 e le delegazioni ministeriali: non basta esser d'accordo sulla difesa di Kiev, «gli Stati Ue o altri Paesi devono anche dire se sono pronti a inviare truppe e quante». Gelo tra gli sherpa, che ben sanno quanto sia tutt'altro che condiviso il tema dei boots on the ground e di peacekeepers chiesti da Zelensky: 100 mila. Per Von der Leyen, con una Russia «canaglia» ai confini, l'Europa «deve cambiare» per adattarsi alla nuova realtà, un «fallimento» dell'Ucraina indebolirebbe tutti. Ma non va oltre l'idea di scorporo delle spese per gli armamenti dal computo del debito pubblico in rapporto al Pil. «Fondamentale passo nella giusta direzione che dovrà essere seguito dall'istituzione di strumenti finanziari comuni», scrive Palazzo Chigi. Ma per l'altra idea italiana, gli eurobond che permetterebbero ai 27 di emettere titoli di debito comune per investimenti nel settore difesa, bisogna aspettare; almeno finché a Berlino non si capirà chi sarà al potere.

Serviva la scossa trumpiana per ridare un po' di concretezza al «governo» europeo e alla sua guida. E per far maggiore chiarezza su chi sia, oggi, a indirizzare talune scelte della Commissione e della sua presidente. La risposta l'ha data Von der Leyen col suo annuncio. Gli Usa hanno detto a chiare lettere all'Ue che deve presidiare essa stessa i confini europei e l'odierna Ue non dimentica il Nobel per la Pace incassato nel 2012, ma sceglie il Piano Draghi per rilanciare le aziende del comparto bellico. Washington virerebbe in prospettiva più verso l'Indo-Pacifico; che rischia altrimenti d'esser lasciato alla mercè della Cina, visti i sistematici sconfinamenti cielo-mare della dittatura comunista verso Taiwan. E visto che Pechino, ieri a Monaco col capo-diplomazia Wang, ha sfruttato il summit per ammonire il ricorso a «doppi standard» quando si parla di integrità territoriale, tornando così a rivendicare la volontà di «riunificazione». «Gli autocrati stanno osservando attentamente se c'è impunità quando si invade il proprio vicino, o se ci sono veri deterrenti», il messaggio di Ursula. In attesa di dividersi i compiti tra Usa e Ue, c'è la consapevolezza d'essere «nella stessa squadra», ha detto ieri il vicepresidente Usa Vance, anche lui a Monaco. Tranchant il commento di Kallas: «Sembra voler litigare con l'Europa, ma noi non vogliamo, ci sono altri problemi nel mondo».

Intanto si comincia a cambiare marcia; costringendo gli Stati a metter mano al portafoglio e dando così un segnale pure all'Amministrazione Trump sul contributo europeo nella Nato. Per il segretario generale dell'Alleanza, Rutte, la spesa deve salire oltre il 3 per cento del Pil. Italia e altri Paesi sono lontani perfino dall'impegno preso nel 2014 dopo l'annessione russa della Crimea e confermato da tutti i successivi governi: il 2 per cento entro il 2024.

Se saltano i vincoli, e con Ursula che promette «politiche e strumenti su misura per rispondere alla specifica situazione di bilancio di ogni Stato membro», un'Italia ferma all'1,57 per cento potrebbe scrollarsi l'immagine di «Pierino della Nato» e far decollare ancora di più la propria industria bellica.

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