«Abbiamo conquistato il palazzo della tv di Mosul e siamo penetrati per 5 chilometri nel cuore della città». Fadhil Jamil Al Barwari, capo di stato maggiore dell'esercito iracheno, ha voluto per una volta mettere da parte discrezione e protocollo annunciando gli importanti progressi nella campagna di liberazione di Mosul. Pare che l'ufficiale abbia reso noto qualche dettaglio di troppo prima ancora che fosse il premier Haydar al Abadi a parlare alla nazione, come era accaduto nei giorni scorsi, creando un piccolo incidente diplomatico. Quello che conta alla fine è l'assalto delle Golden Eagle contro la vecchia torre tv, portato a termine nonostante un forte vento carico di sabbia che ha ridotto fortemente la visibilità, e l'avanzata verso il centro della città.
Il quartiere di Kharama è deserto, la popolazione aspetta l'arrivo dei liberatori. Nei progressi della campagna militare c'è anche la mano italiana, quella del Generale Angelo Ristuccia, e degli uomini del Contingente in Irak inquadrato nell'Operazione Prima Parthica. Sono loro ad aver addestrato più di 6mila uomini in Kurdistan, soldati decisivi nell'aprire la strada verso quella che dal 10 giugno del 2014 è la roccaforte jihadista. Dopo il lavoro ai fianchi dei peshmerga, l'esercito iracheno è entrato quindi ieri in maniera perentoria nella stanza di comando del Califfato. I danni arrecati ai jihadisti hanno convinto il portavoce della coalizione a guida Usa, colonnello John Dorian, in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv, ad affermare che «i cittadini di Mosul saranno molto presto liberati dall'Isis».
L'ottimismo è palpabile, soprattutto perché sul campo di battaglia si avvisa la rinnovata efficienza di un esercito che fino a due anni fa si poteva considerare allo sbando. L'addestramento affidato agli Usa ha innescato l'auspicata trasformazione, ma l'Isis è una belva ferita e per questo ancora estremamente pericolosa. I tagliagole del Califfo stanno cercando di trasformare 25mila civili in scudi umani per impedire la definitiva caduta di Mosul. Nelle ultime ore i raid aerei (3mila bombe sganciate dall'inizio dell'offensiva) hanno impedito il trasferimento della maggior parte di persone dai sobborghi vicini verso la città. Per ora il pericolo sembra scongiurato, ma l'inviato delle Nazioni Unite in Iraq, Jan Kubis, ha avvertito che i civili a Mosul e nelle zone circostanti «sono ancora in grave pericolo a causa delle operazioni militari in corso e delle tattiche di indicibile barbarie adottate da Isis». Fino a 600mila bambini, e ci sarebbero inoltre tra gli 1,5 milioni di civili intrappolati. Kubis ha anche ricordato che 1792 persone sono rimaste uccise in violenze in Iraq nel mese di ottobre contro i 1.003 di settembre. Almeno 1120 delle persone uccise sono civili, gli altri 672 erano membri delle forze di sicurezza irachene tra cui i curdi peshmerga e le milizie che combattono a fianco dell'esercito mentre 1358 sono i feriti. La città più colpita è Baghdad con 268 civili uccisi e 807 feriti seguita dalla provincia di Ninevah, con capitale Mosul, con 566 morti e 59 feriti. La Russia dal canto suo spegne l'entusiasmo degli Stati Uniti affidando al ministro della Difesa Sergej Sojgu lo scetticismo sui successi raccolti dalla coalizione.
«Un attacco lanciato sulle aree residenziali di Mosul potrebbe causare una strage. Per una strana coincidenza non ci sono corridoi umanitari e nemmeno giornalisti, volontari e attivisti. I servizi trasmessi sono censurati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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