«Se esce una mezza parola vi denuncio... Io sono candidato a sindaco, mi volete mettere contro la magistratura?». Alla fine della lunga chiacchierata, l'ex sindaco (e forse futuro sindaco) di Siena Pierluigi Piccini mette in chiaro che lui quelle cose terribili le ha dette in confidenza: e quando scopre che l'inviato delle Iene Antonino Monteleone ha registrato tutto con un microfono nascosto gli fa una scenata, urla, gesticola. Chissà se è davvero arrabbiato, o ha consapevolmente voluto lanciare il sasso nascondendo la mano. Più che un sasso, d'altronde, si tratta di un macigno che irrompe nella quiete forzata di Siena, in quella sorta di congiura che circonda da quattro anni il mistero della morte di David Rossi, il portavoce del Monte dei Paschi volato da una finestra la sera del 6 marzo 2013, nel pieno della bufera che aveva investito la banca.
«Ho seri dubbi - dice Piccini - che David si sia suicidato»: e fin qui nulla di nuovo, perché i dubbi ce li ha mezza Italia. Ma quando non ha davanti la telecamera, l'ex sindaco - che prima di essere eletto lavorò a lungo al Monte - tira fuori una «storia parallela» da brividi. Parla di «alcune ville tra l'aretino e il mare», e dei festini che «si facevano lì». «La magistratura potrebbe avere abbuiato tutto perché scoppia una bomba morale», dice. E aggiunge: «Chi andava a queste feste? Anche i magistrati senesi? Mah! Anche qualche personaggio nazionale? Mah! Ad un certo punto posso anche capire la magistratura che cerchi di chiudere, perché altrimenti diventa una cosa molto difficile». Piccini accampa una fonte, un'amica avvocata romana col marito nei servizi segreti; ma sembra - nel tono, nella convinzione - parlare in realtà di cose che conosce bene. E che vanno a combaciare con il mormorio che si aggira per Siena, dove di ville, di feste, di magistrati (con nome e cognome) si parla da sempre. Per due volte, la Procura di Siena ha chiesto e ottenuto che la morte di David Rossi fosse archiviata come suicidio: adesso l'ex sindaco mette in relazione diretta il duplice affossamento dell'inchiesta con il timore di verità scandalose che sarebbero venute fuori scavando davvero sull'uccisione di Rossi, inguaiando giudici e personaggi nazionali.
Che di uccisione si sia trattato, lo dice da sempre la moglie di Rossi, Antonella: e potrebbe sembrare il consueto, umano rifiuto della realtà cui si assiste in drammi analoghi. Ma a rinfocolare i dubbi ci sono le immagini crude che le Iene mandano in onda: non solo quelle ormai arcinote del corpo che cade quasi all'impiedi, e dei due colleghi di Rossi che mezz'ora dopo si avvicinano al morto, lo guardano e se ne vanno senza chiamare aiuto; ma anche quelle del corpo di Rossi sul tavolo dell'obitorio, spogliato, cosparso di segni e ferite che il volo non spiega. Tutti elementi che il nuovo decreto di archiviazione, depositato in luglio dal giudice preliminare Roberta Malavasi neppure affronta: arrivando comunque alla «ragionevole certezza del suicidio» sulla base dell'unico «riscontro fattuale», i biglietti d'addio alla moglie vergati da Rossi e trovati nel cestino del suo ufficio.
Da quattro anni nessuno azzarda un movente: chi pensa che Rossi si sia ucciso non sa dire perché mai lo avrebbe fatto, e chi è convinto che sia stato ammazzato non si azzarda a indicare un possibile colpevole. Nel suo «fuorionda» alle Iene, l'ex sindaco Piccini - che ebbe a lungo proprio David Rossi come capo dell'ufficio stampa - non fa ipotesi, non indica il mondo dei festini eccellenti come mandante del delitto. Ma sembra pensare, e in qualche modo giustificare, che la scelta di chiudere tutto e in fretta sia stata compiuta perché altrimenti si sarebbe scoperchiato altro. I video di sorveglianza manomessi, le telefonate che partono dal cellulare di Rossi dopo la sua morte, i vestiti che indossava distrutti su ordine del pm: l'inchiesta sul presunto suicidio gronda inconseguenze. La Procura di Siena però, furibonda per la trasmissione, annuncia che trasmetterà la registrazione a Genova. Il capo della procura Salvatore Vitello esprime «profonda indignazione per questa continua aggressione nei confronti dei magistrati di questo ufficio. Restiamo sereni anche di fronte a questi nuovi indicibili attacchi e continueremo a lavorare con l'equilibrio, l'imparzialità e l'indipendenza, che hanno sempre contraddistinto il nostro operato».
Vitello dice che «ben sette magistrati sono stati titolari di indagini riguardanti il decesso di Rossi; magistrati intervenuti in diversi momenti, con approfondimenti investigativi ed accertamenti, i cui risultati sono stati da tutti ritenuti convergenti verso l'ipotesi suicidiaria». E difende le archiviazioni: «Ampiamente motivate».
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