Il muro di Erdogan all'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. Biden: "È loro diritto"

Dopo l’annuncio di Helsinki e Stoccolma, c’è il voltafaccia della Turchia, che con il suo veto può bloccare l’adesione Il cambio di rotta: "È un errore. Ospitano terroristi del Pkk". E gli Stati Uniti adesso chiedono un chiarimento ufficiale

Il muro di Erdogan all'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. Biden: "È loro diritto"

I Paesi nordici sono come «ostelli» per le organizzazioni terroristiche. Con queste parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è detto contrario all'adesione di Svezia e Finlandia alla Nato, su cui Ankara potrebbe porre il veto. Poche ore prima il presidente russo Vladimir Putin, in occasione del consiglio di sicurezza sull'allargamento, aveva definito una minaccia la decisione di Stoccolma e Helsinki di bussare all'Alleanza atlantica. Tra l'altro, fino a oggi, Ankara aveva ufficialmente sostenuto l'allargamento della Nato, passaggio su cui Washington ha chiesto un chiarimento ufficiale. Tecnicamente occorre un accordo unanime tra tutti i membri prima di ogni nuova ammissione.

Il piano della Finlandia è stato annunciato ieri dal presidente Sauli Niinisto e dal primo ministro Sana Marin e la decisione finale sarà annunciata domani. «L'adesione della Finlandia alla Nato rafforzerà la sua sicurezza. Inoltre, in quanto membro della Nato, la Finlandia rafforzerebbe l'Alleanza nel suo insieme. La Finlandia deve fare domanda senza indugio», hanno affermato Niinisto e Marin. La Finlandia condivide un confine di 1.300 chilometri con la Russia e un sondaggio pubblicato dalla televisione pubblica Yle rivela che almeno i tre quarti dei finlandesi è favorevole all'ingresso nella Nato. E la Svezia segue a ruota. L'adesione alla Nato avrebbe un effetto stabilizzante e andrebbe a beneficio dei Paesi baltici. Secondo il ministro degli Esteri Ann Linde: «Ridurrebbe il rischio di conflitti in Nord Europa».

Il ragionamento di Erdogan presenta più di un punto critico. Quando dice che «i Paesi scandinavi sono come una pensione per le organizzazioni terroristiche» dimentica di aver condotto una crociata ideologica contro i curdi, gli unici ad aver rintuzzato le fazioni dell'Isis che invece hanno trovato una sponda, anche logistica, in Ankara. Erdogan inoltre ha poi spiegato di «non volere che si ripeta lo stesso errore commesso con l'adesione della Grecia», parole che si inseriscono in una fase geopolitica caratterizzata dal fatto che Atene è saldamente alleato di Ue e Usa, anche in virtù dell'accordo militare siglato dall'ex segretario di stato Mike Pompeo, che sta dando i suoi frutti sia sul gas sia sulla difesa comune nel Mediterraneo. La questione semmai verte le pretese turche sul gas presente nell'Egeo e nella zona economica esclusiva di Cipro, che non sono appoggiate da alcuna legge internazionale e che sta increspando l'altra grande partita relativa al gasdotto Eastmed, che potrebbe portare il gas da Israele al Salento. La posizione di Erdogan, diffusa nel giorno in cui la sua possibile sfidante alle elezioni del 2023, Canan Kaftancolu, è stata condannata a quattro anni e mezzo di carcere, sottolinea ancora di più una serie di sottovalutazioni sulla situazione nel Mediterraneo orientale da parte dell'amministrazione Biden, come quella sulla fornitura di caccia alla Turchia. Dapprima Ankara era stata espulsa dal programma degli F-35 perché aveva contemporaneamente acquistato da Mosca il sistema missilistico S-400, ma adesso la Casa Bianca sarebbe intenzionata a vendere a Erdogan alcuni esemplari di F-16 nella versione Viper. Inoltre le politiche erdoganiane hanno prodotto, nell'ordine, la «presa» di Tripoli con cui ha raggiunto un accordo sulla delimitazione delle acque che taglia fuori Creta, la conversione di Santa Sofia in moschea, l'incarcerazione del filantropo Osman Kavala e gli arresti di esponenti dell'opposizione interna. Dagli Usa intanto arriva la notizia che la Casa Bianca lavorerà in queste ore per chiarire la posizione della Turchia, come assicurato da Karen Donfried, segretario aggiunto per gli Affari europei al Dipartimento di Stato americano. La riunione ministeriale della Nato convocata a Berlino nel prossimo fine settimana se ne occuperà. Ma intanto ieri il presidente americano Joe Biden ha assicurato alla premier svedese Andersson e al presidente finlandese Niinisto il suo sostegno alla politica della porta aperta della Nato e al diritto di Finlandia e Svezia «di decidere il proprio futuro, la propria politica estera e le proprie disposizioni in materia di sicurezza».

In sostanza Erdogan sull'Ucraina sta conducendo un doppio gioco, perché da un lato stigmatizza gli errori occidentali commessi in loco e dall'altro sfrutta le difficoltà di Biden anche legate al dossier energetico.

Senza dimenticare le solide relazioni economiche e finanziarie esistenti tra Mosca e Ankara: la Russia ha infatti realizzato la prima centrale nucleare ad Akkuyu, che coprirà il 9% del fabbisogno di energia elettrica, mentre la lira turca resta sempre in panne e zavorra l'economia. L'inflazione è balzata al 48,7% annuo a gennaio, il livello più alto dall'aprile 2002.

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