Un anno di lockdown. Ecco cosa non va scordato.

Dai libri-mascherina all'app Immuni, galleria di memorie del Modello Italia. Per non ricaderci

Un anno di lockdown. Ecco cosa non va scordato.

La massima secondo cui chi non conosce la storia è condannato a ripeterla è diventata un luogo comune tra i più citati. Dunque meglio premunirsi contro ogni tentazione di ripetere la storiaccia che abbiamo vissuto. Un anno fa o poco più terminava la lunga clausura che una propaganda priva di senso dell'umorismo ha cercato di spacciare per «modello Italia». La facilità con cui abbiamo accettato non solo le limitazioni alla libertà necessarie, ma anche quelle più inutili e capricciose, i rimedi più balzani, i paternalismi, le delazioni, la colpevolizzazione del cittadino e l'autoassoluzione dell'autorità, sono un tema su cui, come società, dovremo riflettere a fondo. Ecco perché sarebbe necessario un museo del modello Italia. Ne verrebbe fuori una galleria degli orrori. E visitandone le ipotetiche sale forse se ne coglierebbe di più il lato grottesco. Ma ricordando che c'è poco da ridere.

SALA 1: DOVE VAI?

La prima sala dovrebbe avere le dimensioni di un hangar per contenere le migliaia di pagine di bizantine autocertificazioni. Ricordate i «modelli da scaricare» che cambiavano in continuazione? Da brividi. Immancabile uno spazio per i droni anti runner solitari. E un'anatomia del coprifuoco più lungo della storia. Basta una grande parete invece per raffigurare le mutate fonti del diritto: le Faq di Rocco Casalino che correggono i Dpcm che correggono le slide che correggono la conferenza stampa di Conte che spiega i divieti anticipati da veline di Casalino.

SALA 2: MAI PIÙ SENZA

Ospiterebbe innanzitutto un video in loop con le conferenze stampa delle 18 in cui gli uomini del Cts di Conte recitavano dati statisticamente insignificanti: ogni lunedì un sospiro di sollievo per il calo dei contagi dovuto alla mancata registrazione dei dati della domenica e ogni martedì angoscia per i contagi che risalgono conteggiando i dati mancanti. Avanti così per mesi, senza senso, ma spargendo terrore a piene mani. E come dimenticare le primule, i padiglioni disegnati dall'archistar che costavano ciascuno come un quadrilocale al centro di Milano? Parcheggiati a fianco, bici e monopattini finanziati con soldi pubblici per rivoluzionare il trasporto urbano. E infine un complesso grafico dei colori delle Regioni, nati come primo sistema dotato di razionalità dopo mesi di nonsense e presto perso nelle sfumature: rosso scuro, arancio rafforzato. Chiudi a Natale con i tuoi per aprire a Pasqua con chi vuoi.

SALA 3: TRANSIZIONE DIGITALE

E qui siamo al vero punto qualificante del Modello Italia, quello che ci ha fatto riconoscere nel mondo. A partire dai fasti di Immuni, una buona idea partita come App e con il tempo tramutata in vecchio amico di cui si sono perse le tracce. A proposito: c'è ancora un contatore dei download fermo da mesi a 10 milioni, come un orologio digitale ma rotto. Nella sezione mistero posto d'onore per la spy story «Tridico versus gli hacker dell'Inps». Da leggere tutta d'un fiato. Poi ovviamente la slot machine chiamata cashback e i ventilatori polmonari ultimo modello marca D'Alema.

SALA 4: MISURE DI PREVENZIONE

I libri sulla bocca delle Sardine perché «l'unica mascherina utile è quella della cultura». Francesco Boccia con le pettorine degli «assistenti civici». E poi una sezione monotematica: le mascherine bucate di Arcuri, le siringhe d'oro di Arcuri, i banchi a rotelle di Arcuri, le gaffe di Arcuri.

SALA 5: HANNO CAPITO TUTTO

Tralasciando i leader politici di destra e sinistra che saturerebbero il museo, spazio solo ai

colti e agli scienziati. La «paura delle divise» di Michela Murgia, il «Draghi come Bolsonaro» di Tommaso Montanari, le profezie apocalittiche di Galli e Crisanti. Visite gratuite per scolaresche ed ex virologi televisivi.

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