Museo Egizio, una gaffe faraonica: entra gratis chi parla la lingua araba

Paghi uno ma entrano in due. A patto però che tu non sia italiano

Museo Egizio, una gaffe faraonica: entra gratis chi parla la lingua araba

Torino - «È il momento di scoprire le meraviglie del museo Egizio: da oggi entri in due con un solo biglietto a tariffa intera». Così recita la nuova campagna di promozione del museo Egizio di Torino, che però ha in sé un distinguo non da poco: ne potranno usufruire solo i visitatori che parlano arabo. Tant'è che lo slogan pubblicitario dice: «Fortunato chi parla arabo». Sfortunato, invece, chi parla italiano, perché per lui la promozione non è valida. I due ingressi al prezzo di uno, si ottengono solo a una condizione: essere «nuovi torinesi» che utilizzano la lingua del Corano.

Un'iniziativa singolare, che al momento non ha esempi analoghi in Europa. Sbaglia chi pensa che questa sia una promozione di tipo commerciale, perché come ha spiegato il direttore Christian Greco: «Il progetto ha una valenza culturale, ossia quella di una nuova forma di inclusione sociale, in una città che ha la fortuna di custodire una collezione importantissima e non può dimenticare il Paese da cui proviene». L'obiettivo è quello di raggiungere le oltre 33mila persone di lingua araba residenti nella provincia di Torino, delle quali più di 24mila, solo nella città capoluogo. Dati inferiori, ma sempre importanti, sono quelli relativi alla presenza di egiziani nel Torinese, che dovrebbero essere all'incirca 4mila e 700. Molti di loro - almeno questo è il pensiero dei promotori dell'iniziativa - non hanno mai visitato il museo. E ciò, nonostante sia un luogo dove viene spiegata e mostrata la loro storia e anche una parte importante della loro tradizione culturale. Scoprirla in tutta la sua grandezza non è solo un'acquisizione di conoscenza, ma - sempre secondo i promotori torinese - una possibilità in più di dialogo, conoscenza e confronto. «Nessuna di queste istituzioni esiste per diritto divino - ha voluto precisare il direttore Greco - ma è interconnessa col territorio. Il museo deve guardare a tutti». Considerando che l'antica civiltà del Nilo ha avuto scambi e influenze con il Nord Africa e in generale con quello che è diventato poi il mondo arabo, scoprire l'Egizio è l'occasione per capire meglio, da parte delle varie comunità presenti sul territorio, la propria storia pre-islamica. Il paghi uno e prendi due del museo, dovrebbe avere come obiettivo, quello di essere un antidoto alle possibili tentazioni fondamentaliste, ma soprattutto è la possibilità di sperimentare, come spiega sempre il direttore Greco: «Nella loro lingua, che l'Egizio è anche casa loro».

Oltre a manifesti e comunicazione web, ci sarà un lavoro diretto sul territorio da parte di «comunicatori», formati dal museo, in grado di spiegare ai connazionali l'iniziativa nei quartieri di residenza, moschee, mercati rionali, negozi e ristoranti. Una fortuna, quella di parlare arabo, che durerà fino al 31 marzo.

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