Napoli, il giallo della pistola: "Ha sparato per due volte"

La versione del cugino non convince gli inquirenti: "L'arma l'ho trovata poggiata sulla ruota di un'auto". Disposto il fermo

Napoli, il giallo della pistola: "Ha sparato per due volte"
00:00 00:00

«Una maledetta disgrazia. La pistola? Era appoggiata su una macchina. Il colpo è partito quando l'ho presa in mano. Ho fatto un guaio». Renato Benedetto Caiafa, 19 anni, piange e si dispera quando, davanti al pm Ciro Capasso, confessa di aver ucciso suo cugino Arcangelo Correra, 18 anni, la notte tra venerdì e sabato. Al termine di un lungo interrogatorio per il giovane viene disposto il fermo con l'accusa di detenzione e ricettazione di arma da fuoco.

Trasferito nel carcere di Poggioreale, il 19enne è anche indagato per omicidio colposo. «'O pistone l'ho trovato sulla ruota di una macchina. Non ne avevo mai maneggiato uno, non ho capito se era vero o falso, all'improvviso è partito un colpo e ho capito quello che era successo quando ho visto Arcangelo a terra pieno di sangue. Mi sono messo a gridare aiuto». Questa la versione del ragazzo messa a verbale.

Altra storia quella ipotizzata sulle prime dagli inquirenti. Ovvero che l'arma, sequestrata dalla polizia, il 19enne l'aveva con sé quando arriva in piazza Sedil Capuano, ai Tribunali, con il cugino Arcangelo e un amico 17enne. Testimoni, però, confermerebbero le sue dichiarazioni anche se lo scenario di una pistola trovata per caso non convince. Secondo Caiafa i tre, tornando verso casa, all'angolo con via dei Tribunali notano l'arma sul pneumatico di un'auto. La prendono «ma solo per giocare» dice Caiafa agli inquirenti. La pistola, una Beretta calibro 9x21 lungo, la stessa in dotazione alle forze dell'ordine, è carica. Arcangelo è di fronte al cugino, parte il colpo che lo centra in testa. Caiafa, assieme al 17enne, porta Arcangelo in ospedale, al Vecchio Pellegrini. Per poi sparire nel nulla. Una volta a casa la decisione di costituirsi e spiegare tutto. Mancherebbe un pezzo a questo racconto.

La pistola si sarebbe inceppata in un primo tentativo di sparare, tanto da espellere un proiettile intero, bossolo e ogiva, inesploso sull'asfalto. Quello trovato dalla scientifica su via dei Tribunali e che solo la perizia balistica potrà chiarire se compatibile con l'arma che poi ucciderà Arcangelo.

Nel tentativo di sbloccarla il 19enne «scarrella», ovvero arma di nuovo la pistola che è pronta a sparare di nuovo. Il dito sul grilletto, purtroppo, farà il resto uccidendo quasi all'istante il cugino. Una mattanza di ragazzini: Arcangelo è la terza vittima in 17 giorni tra il centro di Napoli e la periferia. E quella di Caiafa è una famiglia colpita da altre tragedie. A cominciare dal fratello Luigi, ucciso da un poliziotto durante una rapina. Luigi era su uno scooter assieme al figlio di Genny a Carogna, ovvero Gennaro De Tommaso, narcos ed ex capo ultrà del Napoli.

Pochi mesi dopo tocca al padre Ciro, 40 anni, ammazzato la notte di San Silvestro 2020 nel basso dove vive con la famiglia, moglie e tre figli, in vico Sedil Capuano.

«Questi ragazzi hanno le armi - dice don Maurizio Patriciello, il parroco anti camorra di Caivano -, dobbiamo chiedere come sono finite nelle loro mani. Sono schierati in bande perché sono talmente fragili che hanno bisogno di un supporto, di un senso di appartenenza, per essere qualcuno».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica