Nasce il primo tour turistico alla scoperta degli eco-mostri

Un gruppo di architetti e artisti vuole trasformare brutture edilizie e grandi incompiute in una risorsa per il nostro Paese. Ecco come

Nasce il primo tour turistico alla scoperta degli eco-mostri

Dlin dlon . L'immaginario altoparlante della stazione ferroviaria di Matera - neoletta dalla Ue «Capitale della Cultura Europea per il 2019» - annuncia: «L'intercity Roma-Matera viaggia con circa 2 milioni di minuti di ritardo... ci scusiamo per il disagio». C'è chi, nella città dei Sassi, un convoglio lo attende da decenni. E aggirandosi come uno zombie con la valigia, telefona alla moglie: «Cara, come sta il piccolo?»; e lei: «Bene. Si è sposato ieri».

La stazione di Matera è la location ideale per la «Eco-mostri tour by Italy», la prima agenzia di viaggio specializzata nella «valorizzazione di brutture edili e grandi incompiute». Costruzioni «sbagliate», a metà strada tra il niente e il nulla, che rimarranno lì dove sono come monumenti allo spreco. Cemento, ruggine e tubi di ferro. Come in una scultura di Uncini o di Fabro. Non a caso al progetto «Incompiute tour» collaborano studenti universitari e giovani artisti.

Una nuova generazione di ingegneri, architetti ed esperti nel recupero di beni ambientali che si sono ritrovati attorno alla pazza idea di trasformare edifici «simboli di sconfitte» in mete da «ammirare» e «rivalutare».

È il fascino perverso del negativo, che questi ragazzi sognano di trasformare in positivo. E così perfino la stazione-fantasma di Matera può evolvere in laboratorio di creatività.

Ne è persuaso Paolo Verri, uno dei maggiori artefici dello storica nomina materana a Capitale della Cultura: «Il progetto originario di quella stazione ferroviaria è sbagliato - spiega Verri al Giornale - insistere aumenterebbe i problemi invece che risolverli. Matera comunque si presenterà all'appuntamento del 2019 con un nuovo polo del design e una scuola specializzata in recupero dei beni artistici. Il trend turistico, soprattutto quello straniero, è in continua ascesa e cercheremo di canalizzarlo anche su circuiti esterni rispetto al tradizionale sito dei Sassi».

Ex cattedrali nel deserto da trasformare in neo cattedrali turistiche? Troppo bello per essere vero. Ma i «tour operator» della «Incompiuto travel» vogliono provarci. Gli itinerari possibili, da Nord a Sud, sono infiniti. Miliardi di lire (poi diventati di euro) serviti - anzi, sprecati - per aborti di opere: ponti, stadi, strade, ospedali, caserme, ostelli, scuole, edifici pubblici.

La guida turistica mette mano al microfono. Attorno a lei una comitiva di giapponesi scatta fotografie. «Gentili signori, alla vostra destra potete ammirare lo scheletro di cemento del parcheggio; alla vostra sinistra i ruderi dello stadio. Mai inaugurato».

I giapponesi sorridono e guardano stupiti. Il loro cicerone li incalza a ritmo frenetico: «Davanti a voi l'eterno cantiere del centro polifunzionale e a pochi metri i lavori sospesi del centro direzionale».

I nipponici non credono ai loro occhi e chiedono spiegazioni: «Chi abita in quella casa costruita sul ponte sospeso nel vuoto?». La guida allarga le braccia: «Padre, madre e cinque figli».

Nell'edizione 2008 della Bit milanese, la Borsa internazionale del turismo, il Comune di Giarre presentò il suo primo «catalogo» dedicato alle strutture «fifty-fifty» (metà abbandonate e metà degradate).

Lo stand fu un successo. Partirono i primi pullman di visitatori. Attratti dal brivido di un Belpaese che «sa» offrire scenari da incubo. Slalom tra giganti di cemento troppo costosi per essere ultimati e altrettanto troppo costosi per essere demoliti. Quell'universo composto da materiale di risulta è diventato una mostra itinerante che si arricchisce sempre di nuovi «capolavori».

C'è solo l'imbarazzo della scelta: stadi tragicomici concepiti per «campionati di polo» e «gare di cricket»; piscine «olimpioniche» dove gareggiano solo i topi; mercati dei fiori, appassiti ancora prima di sbocciare; case per anziani, nate già vecchie; teatri comunali mai inaugurati, ormai rifugio per barboni; ospedali mai aperti, dove le uniche siringhe circolanti sono quelle dei tossici che lì vanno bucarsi.

Ma nel quadro del «Paese mutilato» questi sono solo rotelle nell'ampio ingranaggio arrugginito nell'Italia dello sperpero: l'«Atlante» delle «opere monche» è in continuo aggiornamento e non risparmia nessuna regione. Comprese quelle ritenute le «locomotive» del Paese.

«Lastroni di cemento marcio, pilastri sospesi nel cielo, distese di erbacce, alveari di calcestruzzo, ponti protesi sul nulla. Le opere pubbliche incompiute emanano una bellezza malinconica e struggente, evocano ciò che avrebbero potuto essere, rammentano sprechi, raccontano una amara storia d'Italia», ha raccontato su La Stampa il giornalista e scrittore, Giuseppe Salvaggiulo.

La Corte dei conti è impietosa nell'individuare responsabilità erariali a carico di politici e dirigenti pubblici: «Siamo dinanzi a un gravissimo spreco di risorse statali che testimonia in modo eloquente l'inefficienza dell'amministrazione centrale e periferica».

Le ultime new entry riguardano obbrobri edificati a Torino, Firenze, Roma, Ancona, L'Aquila, Bari, Potenza, Reggio Calabria, Palermo, Cagliari. Lo «show» continua.

Così un ponte lasciato a metà diventa la rampa per uno scivolo gonfiabile per bambini. E una stazione ferroviaria si trasforma in una ludoteca dove i piccoli possono costruire le cose più «folli». Perfino dei binari.

Magari usando i mattoncini Lego.

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