Nascosto tra boschi e paludi. Parà e cecchini a caccia di Igor

Il «russo» braccato giorno e notte. Trovato un furgone con un giubbotto e una bicicletta: forse sono del killer

Nascosto tra boschi e paludi. Parà e cecchini a caccia di Igor

Igor non c'è. Il «russo» non si trova. Un killer spietato che, da una settimana, ha trasformato le campagne dell'Emilia in un far west nostrano. La gente ha paura. Qualcuno pensa e si convince di averlo avvistato. «Segnalare ogni anomalia senza prendere l'iniziativa». Questo l'imperativo delle istituzioni.

Ma gli appelli alla calma servono sempre meno. Igor Vaclavic è tornato ad uccidere e aggredire ancora sabato sera. Valerio Verri, 62 anni, guardiapesca, volontario modello, padre e nonno, non riceverà oggi il premio ad una vita spesa per l'ambiente che la comunità di Portomaggiore gli aveva preparato. Difendendo la natura è stato ucciso dall'uomo, insieme ad un collega, Marco Ravaglia, 52 anni, ferito gravemente, operato due volte a Cesena ed ora in coma farmacologico. Quando si sveglierà proverà a raccontare quello che ha visto l'altra sera. E che, nel frattempo, gli inquirenti stanno ricostruendo. Sabato sera, dopo il secondo omicidio in 7 giorni, si era diffusa la notizia che Igor fosse stato finalmente fermato. E invece con un pizzico di maledetto vantaggio rispetto allo spiegamento di forze in campo, lui è sfuggito di nuovo. Lo cercano i paracadutisti Tuscania, lo bracca lo squadrone eliportato carabinieri cacciatori Calabria, il Gis di Livorno, oltre ad una serie di elicotteri, fra cui quello dell'aereonautica militare, con sensori termici ed infrarossi. «Abbiamo 150 uomini per ogni turno» ha ribadito Andrea Desideri, del comando provinciale Carabinieri Bologna. Verri e Ravaglia, però, erano soli, sabato, contro il destino che li ha portati a perlustrare quella zona verde fra Mezzano e Molinella. Un'oasi protetta dove può capitare che qualcuno provi a pescare o cacciare di frodo: questo il massimo dell'illegalità registrata negli annali. A questo pensavano, ad un bracconiere, le guardie che, invece, sono finiti braccati dalla furia di un uomo che, per dinamica, fattezze e ferocia assomiglia in tutto al killer di Budrio, all'aggressore di Consandolo e via elencando le nefandezze di quel killer solitario. Igor è stato fermato su un furgone bianco rubato ed ha sparato a bruciapelo, ferendo Ravaglia. A quel punto Verri ha reagito e Igor lo ha freddato. Aveva fatto lo stesso Davide Fabbri, nel suo bar di Budrio, riuscendo anche a disarmare Igor, prima di finire a terra con un colpo in petto settimana scorsa. Il killer di Verri, due giorni fa, si è preso pure la pistola di Ravaglia prima di dileguarsi col furgone. Fermato ad un posto di blocco poco dopo, lo ha prima forzato, quindi ha proseguito la sua fuga a piedi nell'oasi di Marmorta. Intanto ieri nel furgone è stato trovato un giubbotto e una bicicletta? Appartengono a Igor? La difficoltà di questa caccia all'uomo che sembra più un «uno contro tutti» può essere compresa vedendo i luoghi: canali, ruscelli, boscaglia intricata, spesso impenetrabile se non per chi non abbia più nulla da perdere o sia abituato a vivere o pronto a morire come fossero la stesa cosa. Far perdere le proprie tracce non è cosa impossibile, tanto più se il passato di Vaclavic fosse davvero quello di un addestratissimo ex fante dell'esercito russo o di qualche corpo speciale dell'est Europa.

Vaclavic potrebbe essersi creato più nascondigli, dato che nell'ultima settimana ha percorso oltre 40 km senza essere mai visto se non dalle sue vittime. Di certo invece non si è separato dalle sue armi: un fucile da caccia e una calibro 9.

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