Natura, passa l'eurolegge. No dell'Italia, caos Austria

Altra norma ideologica: Ue spaccata. Vienna, il ministro si smarca dal premier

Natura, passa l'eurolegge. No dell'Italia, caos Austria
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L'ambientalismo ideologico europeo non si ferma di fronte a niente e, anche nel giorno in cui i leader discutono le nomine per le prossime istituzioni europee, arriva il via libera a una delle misure più discusse della legislatura che si stiamo lasciando alle spalle: la legge sul ripristino della natura.

I ministri dell'Ambiente europei hanno infatti dato il via libera definitivo al regolamento proposto nel giugno 2022 dalla Commissione Ue e uno dei pilastri del Green Deal non senza una spaccatura tra gli Stati membri e un caso politico che ha investito il governo austriaco. A votare contro l'approvazione della legge, oltre all'Italia, sono state Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia mentre il Belgio si è astenuto. Decisivo invece il voto dell'Austria con il ministro dell'ambiente austriaco Leonore Gewessler (in quota verdi) che ha votato a favore contro la volontà del Partito popolare austriaco (Ovp) del cancelliere Karl Nehmanner che guida la coalizione. Nehmanner presenterà un ricorso di annullamento del voto davanti alla Corte di giustizia europea sostenendo che il ministro abbia agito illegalmente andando contro le volontà regionali sulla legge che andavano tenute in considerazione (essendo l'Austria uno stato federale). Nonostante ciò, le istituzioni europee escludono la possibilità di una marcia indietro poiché il ministro Gewessler rappresenta l'Austria e, il voto espresso alla riunione dei ministri dell'ambiente, «è giuridicamente vincolante».

Il motivo per cui la legge sul ripristino della natura è stata così discussa e divisiva è presto detto: per la prima volta non si disciplina solo la protezione delle aree naturali ma si punta anche al ripristino di aree ritenute «degradate», il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050.

Come spiega Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo: «la Ue mostra di non aver capito il messaggio chiaro arrivato dai cittadini, che chiedono un approccio meno ideologico e più realistico». Si tratta, aggiunge Procaccini, di «una misura deleteria che, pur presentando obiettivi condivisibili, è sbagliata nei tempi e soprattutto nelle modalità di attuazione. Rappresenta un attacco feroce a chi vive e lavora nella natura, come gli agricoltori, e comporterà costi economici e sociali elevati, riducendo inoltre il prezioso contributo dell'uomo al mantenimento del territorio». Anche secondo Gian Marco Centinaio della Lega, con l'approvazione della legge sul ripristino della natura, si è «ignorato il segnale degli elettori».

La legge rischia di comportare perdite economiche ingenti per gli agricoltori

e i pescatori mettendo in pericolo le catene di approvvigionamento europee e aumentando i prezzi dei prodotti alimentari. È, in parole povere, il tipico modus operandi del Green Deal che colpisce produttori e consumatori.

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