Un uomo solo al comando, la sua nave sta affondando e i topi scappano. Boris Johnson resta attaccato a un timone che trema tra le sue mani non più sicure, l'imbarcazione è diventata una zattera. Un articolo, crudo e feroce, del suo braccio destro, lord David Frost, capo negoziatore nell'uscita dall'Europa e quindi ministro incaricato della Brexit, segna l'epilogo di una forte amicizia ma anche di un governo debole, alla vigilia dell'ultima notte di quiete, adesso che la tempesta è arrivata: «...Speravo che Boris Johnson potesse essere quella persona, ma ho capito che nonostante le sue indubbie capacità semplicemente non può esserlo. Come ho spesso detto, il suo governo si è spostato troppo a sinistra sulle questioni economiche, non solo su tasse e spese, essendo troppo veloce nel regolamentare e troppo disposto a farsi catturare dalle banalità alla moda. È in atto un aumento delle tasse mentre lui afferma che è un taglio delle tasse, dice di regolamentare mentre afferma di essere per la deregolamentazione. Afferma di essere conservatore mentre troppo spesso va d'accordo con le stronzate alla moda della sinistra londinese. Ogni Primo Ministro, passato, presente e futuro, ha punti di forza e di debolezza. La cosa cruciale è essere consapevoli di cosa sono e avere una squadra intorno a loro che possa compensare le debolezze e aiutare a fornire risultati per il governo nel suo insieme. Devo concludere che la ripetizione degli stessi errori e il rifiuto di riconoscere la necessità di un cambiamento significano che questo Primo Ministro non migliorerà mai. Date le sfide che dobbiamo affrontare, questo paese non può permetterselo. Ho rassegnato le dimissioni dal governo per una questione di principio. Martedì, Sajid Javid e Rishi Sunak hanno fatto lo stesso. Altri ministri di gabinetto ora devono considerare se sono veramente soddisfatti dell'attuale direzione di marcia. Il posto di Boris Johnson nella storia è sicuro. Sarà uno dei primi ministri più importanti del secolo scorso. Se ne va ora, prima che scenda il caos, quella reputazione sarà quella che verrà ricordata. Se resiste, rischia di portare con sé il partito e il governo. Ecco perché è ora che se ne vada. Se lo fa, può ancora passare a una nuova squadra, determinata a difendere e cercare le opportunità della Brexit, in grado di vincere le prossime elezioni in modo convincente. Questo è nell'interesse del Partito conservatore, nell'interesse degli elettori di Leave e nell'interesse nazionale. Deve succedere». Non ci sarebbe altro da aggiungere se non la fermezza spavalda del primo ministro che anche durante il Pmqs ha respinto l'idea di farsi da parte e con la postura non altrettanto arrogante ma quasi di sghembo ha detto di essere sicuro di vincere le elezioni. Fumo grigio di Londra, Alexander Boris de Pfeffel Johnson si deve preparare a party diversi da quelli allestiti, clandestinamente, al civico 10 di Downing Street, i fedelissimi lo hanno abbandonato, accade a chi continua a guardarsi allo specchio pensando di essere il führer.
Gli tornerà alla mente la frase con la quale ritenne di sferzarci: «Voi italiani ci darete libero accesso al mercato comune perché altrimenti perderete le vostre esportazioni di Prosecco nel nostro Paese». Alla salute, Boris.
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