Professor Giulio Sapelli, il piano elaborato da Vittorio Colao è apparso a molti troppo liberista ...
«Non la penso come l'Istituto Bruno Leoni, ma hanno ragione quando dicono a Colao che l'Italia non è un'azienda e il governo non è un consiglio di amministrazione».
Un problema di metodo?
«Manca una visione olistica, è fatto di schede e in questo senso mi ricorda il programma del Pd ai tempi di Prodi. Oggi l'obiettivo è rimettere in moto la macchina».
Ci sono misure che non vanno in questa direzione?
«Ad esempio dove di fatto si ripropone l'equo canone per gli affitti degli esercizi commerciali. Una follia. Ma in generale non si dice nulla di rilevante sull'intervento dello Stato in economia, che in questi tempi dovrebbe avere caratteristiche del tutto diverse dal passato».
Anche lei pensa che manchi una visione politica?
«Ho l'impressione che i componenti della task force non abbiano un'idea della vita reale. La politica è un'altra cosa. Penso a Moro e anche al vecchio Pci. Mi sono riletto gli atti di un convegno del Partito comunista del '45, Togliatti era appena tornato dalla Russia. C'era una visione e idee concrete. Ad esempio si spiegava che per fare fronte all'alta disoccupazione di quegli anni si sarebbe dovuto favorire l'emigrazione in paesi Europei dai quali si sarebbero dovute pretendere condizioni favorevoli per i nostri connazionali. Se qualcuno lo scrivesse ora sarebbe tacciato di fascismo».
Il piano Colao è ideologico?
«Semmai è espressione di quel managerialismo, che poi è l'ideologia che ci ha portato alla rovina. Le regole che ti insegnano nelle scuole di business non possono servire a cambiare il mondo».
Chiede di sospendere il decreto dignità...
«Ed è giusto, quel punto va benissimo. Ma ad esempio non si fa cenno alla riforma della magistratura. Non si va da nessuna parte se non si separano le carriere dei giudici. Non c'è la difesa del reddito di cittadinanza, ma non si spiega come creare lavoro. Avrei voluto leggere che va eliminata la legge sugli appalti, chiudere l'autorità anticorruzione, riformare il diritto amministrativo e riportare la protezione civile ai tempi di Zamberletti e Bertolaso».
La stretta sul contante?
«Non serve a combattere l'evasione, visto che gli evasori si rifugiano nei paradisi fiscali. Falso che sia una tendenza europea. È solo un attacco immorale ai commercianti, agli artigiani e agli anzian».
Il governo utilizzerà il piano, nelle parti attuabili?
«Ma figuriamoci. Le task force sono come i consulenti dei manager, servono a evitare responsabilità. Poi: o fai gli Stati generali o attivi una task force, non entrambe le cose. Hanno voluto fare tutto per non fare niente, mentre la gente soffre. Gli imprenditori hanno anticipato di tasca propria la cassa integrazione e stiamo perdendo l'acciaio».
Sull'Ilva il governo ha sbagliato?
«È chiaro che Arcelor ha comprato per rivendere. Un sito, quello di Taranto, che aveva problemi di sovraproduzione e che quindi era il migliore candidato per partecipare alla grande ricostruzione dell'area della antica Mesopotamia dopo la guerra. Sarà quello il volano della ripresa dell'Europa.
Nel piano non c'è niente che possa disturbare il manovratore. Peraltro Colao ha scritto il piano da Londra. Mi ricorda il primo re greco. Sconfitto l'impero ottomano non avevano una casa reale e chiamarono Ottone I di Baviera. Un po' di buon gusto per favore ...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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