Nel blitz antidroga la famiglia "citofonata" da Salvini

L'operazione nel rione del Pilastro. La "rivincita" del leader leghista: "Il tempo è galantuomo"

Nel blitz antidroga la famiglia "citofonata" da Salvini

La famiglia Rinaldi, della quale faceva parte il giovane Nicola ucciso nell'agosto 2019 in via Frati, secondo quanto accertato dalla squadra mobile, coordinata dalla Dda «gestiva» lo spaccio di stupefacenti al quartiere Pilastro, a Bologna, in accordo con altre famiglie, avvalendosi anche di pusher minorenni, tra i 15 e i 18 anni.

Cocaina e hashish venivano nascosti nelle cantine degli stabili di via Frati, via Deledda e in alcune abitazioni. L'operazione Caterpillar della polizia, scattata nelle prime ore di ieri, ha portato, per concorso in associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, a 25 misure cautelari delle quali 14 in carcere. Sei le persone finite ai domiciliari, 4 quelle con obbligo di dimora e, per un giovane minorenne all'epoca dei fatti, è scattato l'obbligo di permanenza in abitazione presso il nucleo familiare.

Indagata anche la famiglia alla quale, durante la campagna elettorale per le Regionali, citofonò il leader della Lega Matteo Salvini. In particolare il padre tunisino è stato arrestato, la madre è indagata mentre il figlio, che era minorenne all'epoca dei fatti contestati nell'indagine, è stato sottoposto all'obbligo di dimora. Il fratellastro, destinatario di una misura cautelare in carcere, è ancora ricercato. «Il tempo è galantuomo», ha commentato il leghista.

Durante gli accertamenti, sono stati indagate a piede libero anche 12 persone e 6 minorenni.

Gli accertamenti hanno portato a scoprire la rete di spaccio che faceva capo a un 46enne di origine albanese, Oert Mustafaj che era in carcere e che si occupava dell'approvvigionamento di sostanze stupefacenti, e a un 38enne di origine marocchina, Salah Eddine Karmi, entrambi compagni di due sorelle di Nicola Rinaldi.

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