Pochi i posti sicuri nelle liste del Pd. La logica vorrebbe che vengano assegnati ai più meritori. Eppure sono in molti a lamentarsi. E, soprattutto sui social (ma non solo) la base si ribella. Un po' dovunque, peraltro. Perché le candidature piovute dall'alta, cioè da largo del Nazareno, non piacciono e molti dei candidati con un posto «sicuro», vengono automaticamente considerati dei raccomandati. Come è il caso delle «mogli di». Quelle attiviste e dirigenti di partito che sui social e sui giornali sono immancabilmente e proditoriamente liquidate come l'ombra dei mariti ben più importanti. La moglie di Enrico Franceschini è vissuta da compagni di partito e iscritti come una privilegiata. Per lei il posto in lista c'è. E giustamente si indigna. Vuole essere ricordata per le sue battaglie e col suo nome: Michela Di Biase. Altra consorte «eccellente» è Elisabetta Piccolotti. In Sinistra italiana è conosciuta anche come «lady Fratoianni». E i più maliziosi già la davano come candidata sicura, visto il suo rapporto familiare. «Indignata» si è definita la Piccolotti sui social dove poi ha spiegato che non ci sarà perché l'assemblea del partito ha deciso altrimenti.
Nella categoria delle raccomandazioni inspiegabili c'è poi Pierferdinando Casini. La sua candidatura nel Pd per le politiche del 2018 era già mal digerita allora. Oggi (con i collegi sicuri decimati) è ancor meno accettabile da una base sempre più critica. Lo vuole Letta, replicano i dirigenti emiliani (sarà candidato a Bologna). La base protesta e la replica è bizantina: «Con la sua esperienza e autorevolezza può essere utile in caso ci sia da discutere temi di riforma costituzionale». E i più informati replicano che per il costituzionalista Stefano Ceccanti si è usato un altro peso e un'altra misura.
Tra i fortunati candidati anche il figlio del governatore della Campania, Piero De Luca. Attuale parlamentare, l'erede di Vincenzo non vedrà in discussione la sua permanenza a Montecitorio.
Dal nepotismo familiare al «nepotismo» d'ufficio. Marco Meloni, infatti, braccio destro di Letta al Nazareno, vede premiato il suo lungo e intenso lavoro con un posto «sicuro» in Sardegna. Percorso simile è quello di Claudio Stefanazzi che finisce capolista in Puglia. A volerlo lì il governatore Emiliano del quale proprio Stefanazzi è capo di gabinetto in Regione. Altro fortunato titolare di una candidatura blindata è Nico Stumpo. Per i bene informati è lui che la segreteria del partito ha incaricato di sondare le migliori candidature per la Calabria. Alla fine del prezioso lavoro di scouting in lista è finito anche il suo nome.
Una buona «posizione» l'ha conservata anche Sandra Zampa. L'ex sottosegretario alla Salute nel secondo governo Conte, la dirigente Pd è rimasta l'ultima prodiana in servizio permanente effettivo. Ed è per questo, dicono i maligni, che le è stato riconfermato un posto «sicuro». Si può considerare una raccomandata di lusso anche Susanna Camusso. Il suo sponsor è il suo successore. Maurizio Landini ha insistito con la segreteria Dem per averla non soltanto in lista ma in una posizione «tranquilla». E così finisce in cima al listino proporzionale del Senato per la Campania.
Per un Bersani che lascia spazio ai giovani («ho già dato») c'è un diversamente giovane che sfrutta ancora la rendita di posizione e le buone entrature al vertice del Pd: l'ex sindaco di Torino ed ex segretario dei Ds Piero Fassino.
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