"Un luogo dove fumare erba". L'assurda proposta della sinistra

Si tratta dei “Cannabis Social Club” alla spagnola, punti di ritrovo per tutelare i diritti dei consumatori di cannabis. Secondo Fratoianni "liberalizzare" le droghe leggere significa liberare l'Italia dalle mafie

"Un luogo dove fumare erba". L'assurda proposta della sinistra

Ultime settimane di campagna elettorale che continua al ritmo di guerra fratricida. Se la spinta iniziale è stata quella del “noi contro loro” del dem Letta, lo schieramento che si professa progressista continua senza sosta in questa direzione. Ed è proprio dal centrosinistra che piovono chicche di “civiltà” che vanno a colpire i soliti, inflazionati e strumentalizzati diritti civili.

Nel programma del leader di Sinistra Italiana Fratoianni, presentato con Europa Verde e abbracciato dal Pd, spunta la proposta dell’istituzione dei “Cannabis Social Club” alla spagnola. Un inno alla libertà che punta al consenso facile di tutti coloro che, nel caos di un’Italia frantumata, pensano alla cannabis.

Ma cosa sono esattamente i cannabis social club? Sono luoghi “istituiti per proteggere i diritti dei consumatori e dei produttori di cannabis e per contribuire a creare politiche sulla cannabis in gradi di portare benefici alla società nel suo complesso”. Così vengono definiti dall’Encod (European Coalition for just and effective drug policies), la rete di organizzazioni non governative europee a cui la Spagna si è ispirata e che dovrebbe, secondo Sinistra Italiana, essere l’esempio da seguire anche in Italia.

La missione è quella di difendere, appunto, i diritti dei consumatori e produttori di cannabis, garantire un modo e un luogo sicuro per fumare marijuana e sensibilizzare la coltivazione per uso personale. Tutto nell’interesse di “porre fine alla guerra alla droga”.

L’obiettivo del programma del partito guidato da Fratoianni si propone quindi di seguire la progressiva Spagna nel creare punti di ritrovo dove potersi rilassare e fumare erba. I punti programmatici parlano chiaro: vengono proposti “investimenti nazionali ed europei a piccole e medie imprese che si impegnano nell’agricoltura ecologica e sostenibile della canapa oltre a incentivare la formazione di consorzi cooperativi sul territorio italiano, la formazione di nuove imprese e start-up per promuovere l’imprenditoria giovanile”.

L’economia italiana può quindi sollevarsi grazie alla cannabis? Stando alle parole di Sinistra Italiana sembrerebbe di sì. Ma non è finita: Fratoianni, durante la presentazione del programma, affronta il tema frontalmente e, senza mezzi termini, lo pone come indispensabile non solo per “tutelare i consumatori” ma per liberare l’Italia dalle mafie.

Sulla legalizzazione della cannabis non è soltanto questione di diritti civili, non è soltanto tutela per chi per motivi di salute ne ha bisogno”, afferma il leader tirando poi in ballo addirittura la patrimoniale. “Quella sarebbe una straordinaria patrimoniale sulle mafie di questo paese: la vogliamo fare una patrimoniale sulla mafia in questo paese? Liberalizzare la cannabis lo consente, significa liberare risorse che oggi vanno nelle tasche della malavita e metterle a disposizione degli interessi generali”, spiega.

Interessi generali, quelli citati dal leader, che di “generale” in realtà hanno ben poco ma che sono utili, estremamente utili, alla sinistra per consolidare il consenso degli affezionati sessantottini che ancora pensano di vivere a Woodstock.

Se è vero che il mercato della droga è una piaga sociale tremenda, gestita in gran parte dalle organizzazioni criminali e che andrebbe – in modo serio e competente – arginata in qualsiasi modo, crediamo davvero che coffee-shop distribuiti in tutta Italia ci salveranno dalle mafie?

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