Per giustificare la misura cautelare, il gip dà conto di un'intercettazione. Giovanni Toti parla con Aldo Spinelli, l'imprenditore che ha fame di spiagge e concessioni: «Il 29 va la tua roba, ricordati che io sto aspettando anche una mano». E Spinelli risponde: «Ma anche l'Enel», «Sì - conclude Toti - ci dobbiamo vedere». Peccato che il dialogo, certo assai suggestivo, venga riportato all'inizio del paragrafo della monumentale ordinanza dedicato alle esigenze cautelari. Insomma, queste battute sono le prime schierate dal giudice per giustificare un passo pesante come gli arresti domiciliari. Bene, quella conversazione è del 17 settembre 2021. Quasi tre anni fa.
Ma se era così convincente, almeno secondo l'accusa, perché i pm non sono intervenuti prima, chiedendo al gip di muoversi negli anni scorsi? Qualche riga prima il giudice scrive testualmente: «Quanto alla posizione di Giovanni Toti paiono ricorrere le esigenze cautelari... ossia il pericolo attuale e concreto che l'indagato commetta altri gravi reati della stessa specie di quelli per cui si procede e in particolare che possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sè o per altri».
Insomma, il governatore deve essere fermato. Il punto, anche qui, è capire perché solo ora e non prima. C'era, se gli elementi raccolti sono corretti, tutto il tempo per evitare quella che i magistrati chiamano la «reiterazione» del reato e invece Toti ha reiterato quattro volte. Poi la magistratura è intervenuta. «Si osserva che in occasione e in concomitanza di ciascuna delle quattro competizioni che si sono susseguite nell'arco temporale della presente indagine (circa 18 mesi) - elezioni amministrative di Savona (ottobre 2021), elezioni amministrative di Genova (giugno 2022), elezioni politiche nazionali (25 settembre 2022), ed elezioni amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023), - Toti, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori (gli Spinelli e i Moncada)».
Benissimo, si discuterà sulla solidità di questo impianto accusatorio già davanti al gip e poi eventualmente davanti al tribunale del riesame, ma non è così chiaro perché i pm abbiano permesso, se si trattava di un sistema basato sul malaffare, che questo meccanismo andasse avanti. Perchè non intervenire dopo la prima tornata o, al massimo, dopo la seconda? Invece fra una cosa e l'altra i pm hanno atteso fino alla fine del 2023 per entrare in azione e il gip si è preso altri quattro mesi, un tempo congruo, per mettere insieme tutti gli elementi.
Si obietterà che proprio la ripetizione, la reiterazione degli illeciti ha spinto i pm a chiedere la misura cautelare. I reati, i presunti reati, cominciano nel 2021 e proseguono nel periodo successivo. C'è una telefonata di Toti a Spinelli del 15 febbraio 2023: «Guarda che abbiamo risolto il problema a tuo figlio sul piano case di Celle... si può costruire». Una frase che segna senz'altro un punto per l'accusa. Ma il ragionamento assomiglia un po' a quello del gatto che si mangia la coda.
Se c'erano comportamenti gravi perché non farli emergere subito? Se un leader tradisce il suo mandato, allora è giusto che l'opinione pubblica lo venga a sapere senza indugi.O forse i magistrati si aspettavano altre rivelazioni? Così, fra trasmissioni di fascicoli e passaggi vari, un'inchiesta partita da La Spezia nel 2020 ha fatto il botto a maggio 2024.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.