Dagli odiatori da tastiera ai banchi di Montecitorio, passando per i sassi lanciati la scorsa notte contro le sue finestre: per Silvia «Aisha» Romano, la cooperante liberata sabato dopo diciotto mesi di prigionia, gli insulti sembrano non avere mai fine. Al punto che ieri a definire la giovane milanese «una neoterrorista» è un deputato della Repubblica, il leghista Alessandro Pagano, nel suo intervento durante la seduta alla Camera. Ma Pagano si ritrova bruscamente isolato: alle severe critiche che gli piombano addosso dai banchi della maggioranza si aggiunge la condanna immediata della presidenza dell'aula, rappresentata ieri da Mara Carfagna di Forza Italia. E nemmeno dalle file leghiste si alzano voci in difesa del deputato e della sua sparata.
Siciliano, 61 anni, un percorso che dalle file del Pdl lo ha portato a passare al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano per approdare infine a «Noi con Salvini», Pagano è considerato una specie di cane sciolto dai suoi stessi compagni di partito. Ed è conosciuto soprattutto per la sua militanza nelle file dell'integralismo cattolico, che si ritrova intorno alla rivista Cristianità e alla associazione Alleanza Cattolica. Così quando ieri prende la parola sul caso della Romano, in aula tutti si aspettano che vada giù pesante: ma non così tanto. Pagano parte raccontando di avere assistito allo sparuto funerale di un agente morto di coronavirus, «un figlio della patria, un poliziotto che è morto e al suo funerale erano presenti 15 persone, nessuna autorità dello Stato». E aggiunge: «Poi però, abbiamo osservato che quando è venuta la neo terrorista, visto che è risaputo che Al-Shabaab questo è e questo finanzia...». Non riesce a finire la frase perché in aula si scatena un mezzo finimondo, con grillini e Leu particolarmente vivaci nel contestarlo, mentre dalla presidenza scatta la Carfagna: «onorevole, credo che riferirsi a Silvia Romano utilizzando il termine di neoterrorista sia alquanto improprio, eviterei di farlo soprattutto in quest'aula». Subito dopo arrivano le critiche un po' di tutti i partiti, fino al più esplicito di tutti che è Fausto Raciti del Pd secondo cui la Romano è oggi «una ragazza sotto scorta, rapita prima dai terroristi e poi dai cretini». Il diretto interessato inizialmente non demorde, convinto di dare voce a idee politicamente scorrette ma che circolano nel suo elettorato. Così prima dirama una precisazione un po' blanda («non volevo fare polemiche»), poi su Facebook rincara la dose: «Silvia non si è convertita all'Islam moderato, ma all'Islam radicale e terrorista di Al Shabaab». Solo in serata arrivano le scuse: «Le critiche erano verso il governo, non verso la ragazza»
Dai vertici della Lega parte l'indicazione a tutti i deputati di stare zitti sul tema, lasciando che a parlare sia solo il leader. E Matteo Salvini, di lì a poco prende le distanze da Pagano, «lasciamo stare Silvia cui auguro vita lunga e felice», anche se ribadisce il dissenso per gli accordi con i suoi rapitori («mai più cedimenti ai terroristi, mai più riscatti»). Intanto il video di Pagano che in aula spara a zero contro la cooperante impazza sul web. Al punto che deve intervenire persino l'Osservatore Romano.
Per il quotidiano della Santa Sede quelli piovuti sulla ragazza sono «giudizi immondi» prodotti da uno «sguardo disumano». Il velo verde di Silvia fa litigare anche le femministe, non tutte d'accordo sul post di Nadia Riva, storica attivista milanese, che l'ha definito «sacco della spazzatura».
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